Traduzione dell’articolo apparso oggi sul sito della TASS nel quale si interpella l’esperto indipendente Alexander Sobko sulla possiblità he la Russia torni a essere fornitore principe di gas all’Europa.

La Russia ha un paio d’anni per riconquistare la sua quota nel mercato europeo del gas

Alexander Sobko ha osservato che un certo numero di capacità di liquefazione del gas in sostituzione del gas russo, in eccesso rispetto alla prevista crescita della domanda globale, dovrà essere ancora prodotto, principalmente in Nord America, e negli Stati Uniti in particolare.

MOSCA, 13 marzo. /TASS/. Se la Russia vuole davvero aumentare la fornitura di gas naturale all’Europa, questo deve essere fatto nei prossimi due anni, ha scritto Alexander Sobko, esperto indipendente, nella sua rubrica pubblicata dal centro di informazione e analisi InfoTEK.

Secondo lui, se procediamo dai volumi attuali, tenendo conto della stima massima, il volume delle esportazioni di gas da gasdotto verso l’Europa nel 2023 può ammontare a 30 miliardi di metri cubi a causa del pompaggio attraverso il corridoio ucraino e lungo l’estensione onshore del secondo ramo del gasdotto Turk Stream. Ciò significa che le esportazioni di gas russo verso l’Europa, esclusa la Turchia, diminuiranno più volte quest’anno, osserva l’esperto.

“In un modo o nell’altro, se la Russia vuole davvero aumentare le esportazioni verso l’Europa, allora questo deve essere fatto nei prossimi due anni. C’è ancora la possibilità di aumentare la portata delle consegne fino a quando non saranno prese numerose decisioni di investimento su nuovi impianti GNL che compensino le esportazioni russe.È già chiaro che non ci sarà un ritorno del 100% sui volumi precedenti, sia perché la quota di gas russo nel bilancio europeo era molto ampia anche in un contesto di rapporti di buon vicinato ( circa un terzo del consumo e una quota ancora maggiore delle importazioni), e perché questi rapporti non saranno gli stessi qualunque cosa accada”, pensa.

Sobko ha osservato che un certo numero di capacità di liquefazione del gas in sostituzione del gas russo, in eccesso rispetto alla prevista crescita della domanda globale, sarà ancora costruito, principalmente in Nord America, e negli Stati Uniti in particolare.

Secondo lui, per sostituire completamente le forniture russe e non “portare via” il gas liquefatto dagli altri suoi consumatori in tutto il mondo, l’Europa ha bisogno di circa 100 milioni di tonnellate di “nuovo” GNL all’anno. Ciò corrisponde a 136 miliardi di metri cubi, che è quasi lo stesso volume di cui sono state ridotte le importazioni dalla Russia rispetto ai volumi pre-crisi, ha aggiunto.

Per aumentare le forniture, la Russia dispone di diverse rotte: il ramo preservato del Nord Stream (27,5 miliardi di metri cubi), il gasdotto Yamal-Europa (33 miliardi di metri cubi all’anno), il transito attraverso l’Ucraina.

Dove prende il gas l’UE?

L’analista ha osservato che gli Stati Uniti promettono di costruire capacità paragonabili alle esigenze dell’Europa nei prossimi anni, ma questo richiede tempo.

“Cosa sono 100 milioni di tonnellate di GNL? Da un lato, questo è un quarto di tutta la produzione attuale, che è stata creata per più di 50 anni. Dall’altro, sembra che promettano di costruire le stesse capacità di 100 milioni di tonnellate negli Stati Uniti. Ma questo richiede tempo, almeno cinque anni. In questo caso, assisteremo a un raddoppio dell’attuale capacità di liquefazione negli Stati Uniti”, ha sottolineato l’esperto.

Tuttavia, nel 2022 sono state prese decisioni di investimento per costruire nuovi impianti di GNL con una capacità totale di appena 25 milioni di tonnellate, poco più del necessario per coprire la crescita della domanda pianificata, ha affermato.

“Dopotutto, se partiamo da una crescita annua del 4% della domanda di GNL, allora è necessario prendere decisioni di investimento per 16 milioni di tonnellate all’anno per coprire questa domanda e circa 5 milioni di tonnellate in più per compensare il calo della produzione ad alcuni vecchie imprese a causa dell’esaurimento dei depositi ad esse legati. Per ora l’Europa risolve i suoi problemi a spese di altri Paesi”, osserva l’esperto.

QUi l’articolo originale: https://tass.com/economy/1587891.

Cosa mi ha colpito di questa disamina?

Innanzitutto il fatto che si parli di una Russia che vorrebbe tornare a fornire gas all’Europa. Il che si traduce nella necessità di portare a termine questa operazione entro due anni onde evitare che gli Stati Uniti riescano, e qui si parla di circa cinque anni di tempo per aumentare la produzione esoddisfare la domanda europea, a sopperire alla mancanza di gas russo con il loro GNL.

Quindi è importante che ci sia questa idea nell’aria, anche se sappiamo che al momento i paesi europei stanno facendo i furbetti aggirando le sanzioni imposte alla Russi in mille modi – andiamo dalla miscela di prodotti in arrivo da vari paesi per avere una percentuale di prodotto russo sotto il 50%, limite massimo oltre il quale si parla di materia prima russa, oppure i trasbordi navali per far cambiare magicamente bandiera al petrolio russo, etc.

Se è vero che la Russia sta vedendo esplodere le esportazioni verso colossi come Cina e India e non solo è pur vero che non pare intenzionata a mettersi muro contro muro con quell’Europa della quale peraltro sarebbe parte integrante.

Interessante anche il periodo di tempo ipotetico dopo il qual gli Stati Uniti potrebbero essere in grado di colmare la mancanza di materia prima russa ovvero cinque anni.

Nel frattempo vediamo come tutti i governi europei si stiano prostrando in varie missioni nei paesi produttori per elemosinare forniture più cospicue di quelle attuali.

Poi noi lo chiamiamo “Piano Mattei” in sfregio all’ex Grande Capo di ENI, ma la sostanza è quella di una pooitica europea che resta zerbinata di fronte a Washington mette a rischio le popolazioni continentali recidendo quasi del tutto il cordone che ci lega fisiologicamente alla Russia.

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