La notizia dello sblocco della prima parte di fondi europei per l’Italia è dell’altro ieri.

Una buona notizia che però merita una analisi disincantata perché lo slogan dell’Europa solidale continua a lasciare, per usare un eufemismo, perplessi.

Partiamo dalla lieta novella: https://ec.europa.eu/commission/presscorner/detail/en/ip_20_1990.

Quindi sono in arrivo 10 miliardi (sui 17 totali per noi, spagnoli e polacchi).

Ricordiamo che il SURE (Support to mitigate Unemployment Risks in an Emergency – https://ec.europa.eu/info/business-economy-euro/economic-and-fiscal-policy-coordination/financial-assistance-eu/funding-mechanisms-and-facilities/sure_en) nasce come fondo di supporto per le spese relative alla Cassa Integrazione in questo momento eccezionale.

Il tetto massimo del SURE è di 100 miliardi e a ogni stato membro (vedi info grafica dal link precedente) può essere concesso un massimo del 10% sul totale, quindi esattamente i 10 miliardi in arrivo per l’Italia.

Aggiungiamo che proprio l’Italia ha ottenuto la cifra massima più alta con 27,4 miliardi (quindi 10 + 10 + 7,4 se del caso).

I soldi arrivano a rate e sono in prestito, per chi non lo sapesse ancora, come da regolamento (https://eur-lex.europa.eu/legal-content/IT/TXT/PDF/?uri=CELEX:32020R0672&from=EN).

Dalla lettura del regolamento emergono altri elementi per riflettere.

Per esempio all’articolo 8, “Operazioni di assunzione e di concessione di prestiti” il comma 2 ci porta al regolamento UE Euratom 2017/1046 (https://eur-lex.europa.eu/legal-content/IT/TXT/PDF/?uri=CELEX:32018R1046&from=IT) e più precisamente all’articolo 220, paragrafo 5.

Perché lo segnalo?

Perché qualche analista buontempone aveva detto qualche mese fa che non vi erano condizioni. Non che sia grave, leggendo il paragrafo 5 si evince che il paese richiedente deve soddisfare una serie di condizioni che, in caso di inadempienza, potrebbero anche portare all’obbligo di restituzione dei fondi. Ripeto, niente di male, ma è ovvio che se ti prestano dei soldi non ci puoi mica fare quello che ti pare e, qualora fosse il caso, te li possono anche portare via prima del tempo con tutto quel che ne consegue.

Interessante anche l’articolo 11 che ci ricorda che gli stati membri devono contribuire al fondo SURE.

Spieghiamo meglio.

La Commissione Europea emette dei bond per il finanziamento del fondo, ma lo può fare solo dopo che gli stati membri hanno emesso delle garanzie a copertura.

Il successivo articolo 12 specifica dove troviamo i dati che ci permettono di calcolare il contributo di ogni stato membro.

Si fa riferimento al Bilancio 2020 della UE: https://eur-lex.europa.eu/legal-content/IT/TXT/PDF/?uri=OJ:L:2020:057:FULL&from=EN (Sezione A, Tabella 3, Colonna 1).

Ci si basa sull’1% del PIL che è metro di definizione della cifra che ogni stato membro mette a disposizione del bilancio annuo europeo.

Scorrendo è interessante ricordare – qui sembra che divaghi, ma restiamo sempre in tema – quanti soldi mette l’Italia nel bilancio.

Andiamo alla tabella 7 e vediamo che quest’anno il nostro paese sborserà in tutto 17 miliardi 239 milioni circa.

Per curiosità sono andato a rivedere sul sito della Ragioneria Generale dello Stato quanto abbiamo dato e ricevuto lo scorso anno.

Nella pagina dedicata alle trimestrali (http://www.rgs.mef.gov.it/VERSIONE-I/attivita_istituzionali/monitoraggio/rapporti_finanziari_ue/situazione_trimestrale_dei_flussi_finanziari_italia__ue/index.html) troviamo tutti i numeri.

Fatto il calcolo l’Italia ha dato 17 miliardi 267 milioni circa e, tolto quanto ricevuto, il saldo netto è stato negativo per 6 miliardi 787 milioni circa.

Ora, quest’anno metteremo praticamente la stessa cifra, ma ricordo che dal 2021 la Gran Bretagna non sarà più della partita (a meno di clamorosi colpi di scena che quando c’è di mezzo l’UE non possono mai essere esclusi del tutto) e i suoi 18 miliardi abbondanti dovranno uscire dalla ripartizione tra tutti i membri (e noi siamo il numero 3).

Quindi abbiamo 10 miliardi (a rate e in prestito) in arrivo.

A questi dobbiamo sottrarre i quasi 6,8 miliardi netti che mettiamo in più nel bilancio UE.

Abbiamo fatto un affare? Chissà!

Forse se pensiamo agli interessi che ci dicono essere inferiori a quelli dei BTP. Ma al momento tutto quello che sappiamo è che gli interessi si calcoleranno a tempo debito mentre oggi avremmo avuto la possibilità di emettere titoli di stato per 90 miliardi (questa era la domanda all’ultima asta) invece dei circa 10 emessi.

Chiudo aggiungendo che Francia, Germania e Olanda, ovvero gli altri tre dei primi cinque paesi UE con noi e gli spagnoli, non hanno richiesto un cent del SURE nonostante abbiamo messo sul piatto delle rispettive crisi del mercato del lavoro centinaia di miliardi.

Un dato che (forse) dovrebbe far riflettere, come dovrebbe far pensare anche il fatto che nessun paese UE abbia ancora richiesto di attivare l’ESM ad hoc per questioni sanitarie.

Qui pare addirittura che noi siamo gli unici a farci un pensierino. E se pensate che i 37 miliardi possibilmente reperibili con l’ESM sono esattamente quelli tagliati dai governi italiani negli ultimi 10 anni…

Va bene dai, avevo iniziato all’insegna del buonumore e voglio chiudere allo stesso modo.

E allora… ANDRA’ TUTTO BENE! Come no!

Ah, dimenticavo, per chi pensasse che i 5,5 miliardi del Decreto Ristori (https://www.gazzettaufficiale.it/eli/id/2020/10/28/20G00166/sg) siano venuti fuori dal cilindro grazie al SURE diciamo che no! non è così.

Quelli del SURE sono fondi a (parziale) copertura dei precedenti decreti di marzo e maggio. Quindi non coprono nuove spese.

Per quelle appena confermate staremo a vedere da dove tireranno fuori i dindini.

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