Il 9 luglio è stato pubblicato un documento, “A global deal for our pandemic age” che ho letto e ora condivido nel quale si parla di prevenzione delle future pandemie.

A parte che farebbe un gran piacere venire a conoscenza dei poteri divinatori di certi ambienti i quali sanno fin da ora che alla presente pseudo pandemia mediatica ne seguiranno altre, d’altro canto la sciura Von der Leyen ci ha detto del decennio delle pandemie a suo tempo, il documento è interessante e ne segnalo alcuni aspetti che mi hanno colpito.

Intanto se un documento si occupa di prevenzione delle pandemie ti aspetteresti che tra i redattori, il denominato “panel di esperti”, ci siano almeno un paio di nomi provenienti da ambito scientifico.

Ebbene no!

Prime però andiamo con i link.

Qui trovate la news direttamente dal sito del G20: https://www.g20.org/it/un-panel-di-esperti-esorta-il-g20-ad-un-accordo-globale-per-prevenire-i-costi-sociali-ed-economici-delle-future-pandemie.html.

Il documento in PDF è qui: https://www.g20.org/wp-content/uploads/2021/07/G20-HLIP-Report.pdf.

Questo invece è il sito dedicato alla raccolta fondi per la prevenzione delle pandemie: https://pandemic-financing.org/.

Dicevamo dei redattori del documento che (Annex A, pagine 65 e 66) sono esclusivamente economisti. Tra questi spicca il nome di Jean-Claude Trichet, ma come detto è singolare che non vi sia alcun esponente del mondo medico e/o scientifico. Diranno che gli esperti li hanno sentiti in separata sede?

Detto questo, e di conseguenza inquadrato il tipo di lavoro del quale propongo la lettura, vediamo alcuni spunti di riflessione.

Le cifre si aggirano attorno ai 75 miliardi per i prossimi cinque anni (15 l’anno) che dovrebbero essere raccolti tra pubblico e privato.

Si sottolinea l’importanza dei cosiddetti filantropi e delle loro “donazioni”. Metto tra virgolette perché quando “doni” 10 miliardi e ne incassi 190 in vent’anni – Zio Bill in arte Gates, lo abbiamo ricordato più volte, lo confermò al Forum di Davos del gennaio 2018 – non è è che si possa dire con certezza che tu sia un filantropo. Sembreresti più essere un investitore che incassa bei soldi.

Detto dei soldi che occorrerebbero abbiamo poi la serie di punti da sviluppare al meglio per farsi trovare pronti non in caso di, si badi bene, ma nella certezza di dover affrontare le prossime pandemie che loro signori hanno visto nel Palantir.

C’è comunque l’imbarazzo della scelta anche senza la sfera di cristallo a vedere la mappa riportata a pagina 20 con tutti i possibili candidati a nuova pellagra del ventunesimo secolo.

Tra i punti da sviluppare vi sono sia i vaccini che le cure e infine lo sviluppo dei sistemi sanitari. Ma è del tutto evidente la preferenza per i primi i quali sono ritenuti il vero toccasana.

In questo senso si parla di un progetto che deve portare alla realizzazione di vaccini in 100 giorni per qualsiasi evenienza. Quindi poco più di tre mesi ogni volta per coprire verosimilmente l’intera popolazione mondiale.

Abbiamo anche il consueto programma con le scadenze dei prossimi anni per cui siamo già a posto per un po’ di tempo.

Per concludere definirei questo documento come un bel prospetto informativo per quei “filantropi” che intendessero investire nel business del decennio, e dire anche a colpo sicuro dal momento che, a meno di un risveglio collettivo delle masse, lor signori avranno vita facile a rifilare nuove pseudo pandemie alle ignare pecorelle come e quando vorranno.

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