Domani saranno vent’anni dalle “Torri Gemelle“.

Condivido qualche pensiero e un paio di libri d’annata dando il giusto tributo al primo giornalista che mise nero su bianco dopo pochissimi mesi tutte le contraddizioni della versione ufficiale sgretolando il fragile castello di sabbia dell’attentato ordito dal terribile Osama Bin Laden.

Intanto un primo cenno all’evento che precedette di poche settimane l’attacco alle torri, ovvero quel G20 di Genova dove morirono di fatto le grandi manifestazioni contro il sistema e fu dato un colpo di grazia alla marea montante del Forum di Porto Alegre, poi divenuto mero elemento decorativo.

Credo, seppur evidentemente lontani nella geografia e nelle intenzioni del momento, che si possano accostare gli eventi lanciando su quel periodo, e sui vent’anni successivi, uno sguardo più ampio.

Se il G20 fu la tomba dei movimenti popolari, che forse, ma sottolineo forse, solo oggi sembrano riaversi grazie – ultimamente cerco e trovo spunti positivi nel delirio mediatico pseudo pandemico – alla cosiddetta emergenza sanitaria che ci sta conducendo mani e piedi dentro un totalitarismo digitale da far tremare i polsi ai migliori Orwell e Huxley, le Torri diedero il via alla strategia del terrore globale per un nuovo secolo americano (anche se per me questo è il secolo cinese). E noi che di questo tipo di strategia dovremmo conoscere molto, se non tutto, potremmo ben comprendere di cosa si stia parlando.

Qualche giorno fa ho ripreso in mano uno dei giornali che conservo, tra quelli che ho ritenuto nel tempo meritevoli di attenzione in quanto testimonianza di eventi storici fondamentali.

Il Corriere della Sera del 12 settembre 2021 è la traccia da cui partire per analizzare il cambiamento nella narrazione che ha visto inserirsi prepotentemente il linguaggio di guerra nelle nostre vite.

Non che prima non vi fossero questi rimandi, ma erano destinati a far digerire le “missioni di pace” grazie alle quali portavamo la democrazia nel mondo sottosviluppato e dittatoriale.

Dalle Torri in poi ci siamo trovati immersi nel quaotidiano stillicidio di notizie ansiogene, i primi anni collegate esclusivamente al terrorismo di matrice islamica e alle guerre di ritorsione, così come ce le presentavano i media di regime, e poi ad altre facezie come i cataclismi climatici a non meglio definita impronta umana e le emergenze sanitarie. Non dimentico infatti che prima dell’influenza stagionale magicamente divenuta Covid abbiamo avuto Mucca Pazza, Suina, Aviaria, la coda dell’AIDS, etc.

I giornali del giorno dopo avevano già impostato tutta la narrativa del nemico invisibile, del fantasma di Bin Laden, delle giuste guerre per la difesa delle libertà occidentali contro l’oscurantismo fondamentalista islamico.

Una chicca informativa è quella di pagina 11 dove fu sparata la cifra dei ventimila morti (detto da tal Scajola), mentre sappiamo oggi che il conto, non certo da nulla sia chiaro, si è fermato a quota 2.996. Il consueto sensazionalismo a supporto della narrazione.

Detto dei giornali andiamo con due consigli di lettura, per una volta in forma scritta.

Parlo di due libri scritti da Maurizio Blondet.

Il primo “11 settembre: Colpo di stato in USA” uscì a maggio del 2002 e io lo lessi pochi mesi dopo. Illuminò alcuni punti per me oscuri confermando la sensazione che il racconto ufficiale fosse, per dirla senza eccessi, lievemente fuorviante.

Il secondo “Chi comanda in America” arrivò subito dopo e servì per completare l’analilsi di una serie di questioni affrontate già nel primo libro.

Posso solo dire grazie a Maurizio Blondet che, insieme con Tiziano Terzani e Paolo Barnard è uno dei tre ispiratori della mia attività e delle ricerche, ma soprattutto della volontà di pormi e porre domande e cercare risposte.

Chiudo con una promessa, più per me che per chi legge, di scrivere qualcosa o anche fare un video quando avrò finalmente trovato il tempo di leggere con calma e analizzare per bene un vecchio libro su Pearl Harbour.

Scritto dall’Ammiraglio Robert A. TeobaldThe big secret of Pearl Harbour” descrive quel che accadde nel famoso attacco alla marina militare USA da parte dei giapponesi con occhiali diversi da quelli della narrativa ufficiale.

Ma questa è un’altra storia… Seppur tremendamente simile a quella delle Torri.

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