Palestinians participate in a rally at the Gaza City sea port, in which they demand their right to receive gas from maritime fields in the eastern Mediterranean and the the lifting of the blockade, on September 13 2022. - (Photo by MOHAMMED ABED / AFP) (Photo by MOHAMMED ABED/AFP via Getty Images)

Traduzione e commento dell’articolo apparso su Middle East Eye.
Si palra di un giacimento di gas territorialmente palestinese, ma bloccato a causa delle interferenze israeliane.
Ne parlai in un articolo del gennaio 2019 (http://www.busnosan.it/wp/2019/01/03/il-muro/). Nella parte conclusiva il paragrafo dedicato alla questione del gas.

Israele e Autorità palestinese “in trattative segrete per sfruttare le riserve di gas di Gaza”
Più di 36 miliardi di metri cubi di gas naturale sono rimasti inutilizzati per due decenni, principalmente a causa delle obiezioni e degli ostacoli israeliani
Il governo israeliano sta intrattenendo colloqui segreti con l’Autorità palestinese nel tentativo di sviluppare un giacimento di gas situato a circa 36 km dalle coste di Gaza, secondo Channel 13 News di Israele.
Secondo i rapporti, le discussioni si sono svolte con l’approvazione del primo ministro israeliano Benjamin Netanyahu e del ministro della Difesa Yoav Gallant e fanno parte dei colloqui politici e di sicurezza tra le due parti dopo i recenti vertici di Aqaba in Giordania e di Sharm el-Sheikh in Egitto.
L’anno scorso il governo israeliano ha tenuto colloqui interni sullo sviluppo del giacimento di gas al largo della costa di Gaza. I colloqui sono stati rinnovati più recentemente a seguito della mediazione degli Stati Uniti.
Israele ha affermato che l’Autorità palestinese non è in grado di sviluppare da sola il giacimento di gas come legalmente solo gli stati sono in grado di fare. La Palestina non è ancora riconosciuta come stato in gran parte della comunità internazionale.
Una soluzione proposta sarebbe che l’Egitto sponsorizzasse il progetto. Israele, secondo Channel 13, ha già contattato alti funzionari egiziani con la proposta.
L’anno scorso un accordo tra Israele, l’Autorità palestinese e l’Egitto per rilanciare l’esplorazione di gas nei giacimenti al largo della costa di Gaza si è esaurito in seguito a discussioni tra le parti.
Quel piano precedente avrebbe visto una società egiziana facilitare la produzione di gas naturale nei giacimenti offshore utilizzando l’infrastruttura israeliana. L’Autorità Palestinese, rappresentata dal veicolo sovrano Palestine Investment Fund (PIF), avrebbe raccolto il 27,5% dei profitti.
Il partner del PIF, la Consolidated Contractors Company (CCC) di proprietà palestinese, avrebbe ottenuto un altro 27,5%. Il restante 45% sarebbe stato destinato alla Egyptian Natural Gas Holding Company (EGAS), che gestirà il progetto.
Si prevede che il piano attualmente in consultazione assomigli a quello discusso lo scorso anno.
Obiezioni e ostacoli israeliani
I giacimenti di gas di Gaza sono stati scoperti per la prima volta nel 1999 nelle acque territoriali palestinesi.
La prima scoperta, situata a circa 36 km dalla costa, si chiamava Gaza Marine 1 e contiene circa 33 miliardi di metri cubi di gas naturale. Il secondo giacimento, situato nella zona di frontiera marittima tra la Striscia di Gaza e Israele, è stato chiamato Gaza Marine 2 e contiene altri tre miliardi di metri cubi.
I giacimenti sono stati a lungo visti come un importante trampolino di lancio verso l’indipendenza energetica palestinese, ma sono rimasti inutilizzati principalmente a causa delle obiezioni e degli ostacoli israeliani.
Nel novembre 1999 è stato firmato un contratto di 25 anni per l’esplorazione di gas e lo sviluppo di giacimenti di gas tra il British Gas Group (BG Group), il CCC e il PIF.
BG Group si è ritirata dal progetto nel 2016 e lo ha ceduto a Shell, che nel 2018 si è anche ritirata dall’accordo a causa di vari contenziosi.
Si prevede che l’AP guadagnerà un reddito annuo compreso tra 700 e 800 milioni di dollari se i giacimenti di gas saranno pienamente operativi, equivalenti a 7-8 miliardi di dollari entro 10 anni.

(Qui l’originale: https://www.middleeasteye.net/news/israel-palestinian-authority-secret-talks-exploit-gaza-gas-reserves)

Considerazioni

Volete una ragione, tra le altre, per la quale Israele non vuole che esista una stato paletinese? Ve la danno gli occupanti i quali dichiarano candidamente che senza il loro permesso il giacimento non può essere sviluppato. E perché? Ma perché legalmente solo uno stato può sviluppare un giacimento. Ma guarda un po’! Immaginate quante altre cose non possono fare, legalmente, i palestinesi perché pur essendo in casaaloro non hanno uno status giuiridico riconosciuto.
A causa dei blocchi opposti da Israele una possibile fonte di indipendenza energetica per i palestinesi resta ferma. Abbiamo visto come due società si siano interessate all’affare e come entrambe siano poi scappate. E non parliamo di società qualsiasi bensì di due società britanniche. Un po’ come dire che nemmeno le regole delle “Sette Sorelle”, ovvero il profitto sopra ogni altra cosa, valgono quando c’è di mezzo Israele. Secondo le proiezioni oggi occorrerebbero dieci anni per arrivare ad avere risultati di questo tipo. Immaginate cose significhi essere di fatto fermi dal 1999, ventiquattro anni.
L’occupante non vuole che l’occupato possa affrancarsi dalla dipendenza nei suoi confronti. Avete mai visto il contrario? Occorrerebbe una vera iniziativa di pressione mondiale nei confronti di Israele, ma questa come al solito è fantascienza per cui…

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