Capatina al cinema per visionare la pellicola diretta da Christopher Nolan nella quale si narrano molte storie. Non è infatti solo la storia della vita del fisico che passò alla storia come l’artefice della prima bomba atomica. E non è solo la storia del progetto che portò alla nascita della bomba. La storia di fondo è quella dell processo, seppur non celebrato in tribunale, che vide protagonista il fisico a causa delle sue idee politiche. Il post Seconda Guerra Mondiale fu caratterizzato dalla fobia statunitense per i comunisti e Oppenheimer fu una delle vittime di questo fenomeno.

Un film che, nonostante le tre ore di durata, fila via moolto bene e tiene viva l’attenzione dello spettatore.

Dal punto di vista visivo è di forte impatto la scena del test “Trinity“. Per meglio dire lo è sia dal punto di vista visivo che uditivo. Non aggiungo altro per coloro che lo volessero vedere.

Per quanto riguarda la storia narrata è ovvio che i fatti si mischiano con il romanzo per cui non mi è possibile dare un giudizio non avendo elementi sufficienti. Ad ogni modo la figura di Oppenheimer che ne esce è quella, se vogliamo, tipica dello scienziato immerso nel suo mondo che ha interazioni con l’esterno difficili poiché vissute da un’anima “candida”. Non è la prima volta che vedo raccontata così una mente geniale – vedi lo Steve Nash di “A beautiful mind” – e a volte penso che si sia creato uno stereotipo che potrebbe non corrispondere al vero, ma come detto non ho elementi per criticare la narrazione del film.

La costruzione però fila bene usando il progetto di Los Alamos e schegge di vita vissuta del protagonista inframezzate con i passaggi del “processo” a Oppenheimer e una audizione al Congresso di Lewis Lichtenstein Strauss per un suo possibile incarico governativo. Strauss è l’antagonista, nel film come nella vita.

Molti altri personaggi rendono il film interessante. Tra gli altri il Matt Damon generale che ci ricorda che “i militari sono sempre i militari” e il cammeo di Gary Holdman nei panni di Truman che ci ricorda che “i politici sono sempre i politici”.

Non dico altro per non rovinare il gusto della scoperta a coloro che lo andranno a vedere. Solo un accenno alla scena finale, soprattutto alle parole dette dal protagonista. Visti i tempi che viviamo ho sentito una fitta allo stomaco e chissà che uno degli obiettivi di questa pellicola fosse proprio indurre una certa ansia nello spettatore. Lo dico perché ultimamente ho rivisto alcuni film anni ’90 2000. Film che, visti a distanza di anni con tutto quel che è accaduto e accade oggi, assumono un significato diverso. Non dimentichiamo che tutto quel che esce da Hoolywood deve essere preso con le pinze e analizzato alla luce della costante propaganda fatta con quelle pellicole.

Faccio l’esempio del fumettone “Watchmen”, film del 2009 incentrato sulla figura del dottor Manhattan, che fa il paio con il progetto Manhattan della bomba. Lì si arrivava a un finale nel quale l’umanità veniva salvata dall’olocausto nucleare sacrificando milioni di vite con simil attacchi atomici del dottor Manhattan. C’erano poi tanti altri spunti di riflessione che a distanza di anni ho colto meglio, ma il fil rouge è chiaro e messo in relazione a questo lavoro biografico suscita ulteriori pensieri non proprio lievi.

Al di là di queste ultime considerazioni si sarà compreso che da parte mia la visione di questo film è più che consigliata.

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