Visti i precedenti potrebbe non essere una buona notizia, ma noi ci sforziamo di prenderla come rondine che fa primavera.
Nell’articolo di Mark Magnier sul sito del South China Morning Post si parla dei colloqui già intercorsi tra i presidenti dei due paesi e i titolari dei rispettivi ministeri della difesa.

I capi della difesa statunitense e cinese parlano per la prima volta in più di due anni

La videochiamata tra Lloyd Austin e Dong Jun, nominato ministro della Difesa a dicembre, è l’ultimo segnale di un disgelo nelle relazioni Usa-Cina

Austin “ha sottolineato l’importanza del rispetto della libertà di navigazione in alto mare garantita dal diritto internazionale, in particolare nel Mar Cinese Meridionale”

Dopo un lungo periodo di freddo tra i due eserciti, il segretario alla Difesa americano Lloyd Austin ha parlato martedì con il ministro della Difesa cinese, l’ammiraglio Dong Jun, la prima comunicazione di questo tipo con la sua controparte cinese in oltre due anni e la prima volta da quando Dong è stato nominato a dicembre.
Il contatto fa seguito a un lungo periodo di tensione, affronti diplomatici, retorica e quasi incidenti nel Mar Cinese Meridionale tra i due eserciti.
Dong e Austin hanno discusso delle “relazioni di difesa e delle questioni di sicurezza regionali e globali” tra Stati Uniti e Cina, secondo una lettura del Pentagono della loro videochiamata. “Il segretario Austin ha sottolineato l’importanza del rispetto della libertà di navigazione in alto mare garantita dal diritto internazionale, in particolare nel Mar Cinese Meridionale”
I due hanno discusso anche della guerra della Russia contro l’Ucraina, delle recenti provocazioni della Corea del Nord, delle relazioni di difesa USA-Cina e di questioni di sicurezza globale, ha affermato il Pentagono.
Il ripristino dei contatti tra militari è l’ultimo di una serie di contatti migliorati tra Stati Uniti e Cina dopo il vertice tra il presidente Joe Biden e il presidente Xi Jinping di novembre in California, seguito, due settimane fa, da una telefonata.
La lettura degli Stati Uniti ha citato l’importanza di linee di comunicazione aperte tra i due eserciti e ha riaffermato la decisione del vertice dello scorso anno che entrambe le parti riprendessero le conversazioni telefoniche tra i rispettivi comandanti.
“Il segretario ha inoltre ribadito che gli Stati Uniti continueranno a volare, navigare e operare – in modo sicuro e responsabile – ovunque il diritto internazionale lo consenta”, ha affermato il Pentagono. “Il segretario Austin ha sottolineato l’importanza del rispetto della libertà di navigazione in alto mare garantita dal diritto internazionale, in particolare nel Mar Cinese Meridionale”.
La comunicazione è avvenuta dopo i recenti viaggi a Pechino del ministro del Commercio americano Gina Raimondo e del ministro del Tesoro americano Janet Yellen. Si prevede che il segretario di Stato Antony Blinken si recherà lì subito dopo il suo recente incontro con il ministro degli Esteri Wang Yi in Germania.
La telefonata di martedì è stata l’ultimo passo di una misurata ripresa dei rapporti tra il Pentagono e l’esercito popolare di liberazione a seguito di contatti di livello inferiore. All’inizio di questo mese si sono svolti a Honolulu i colloqui a livello operativo per un accordo consultivo marittimo militare, mentre a gennaio a Washington si sono svolti i 17 colloqui di coordinamento della politica di difesa tra Stati Uniti e Cina.
L’ultima interazione formale tra alti funzionari della difesa, tuttavia, è avvenuta nel novembre 2022, quando Austin ha incontrato l’allora ministro della Difesa Wei Fenghe in Cambogia.
Quell’incontro è avvenuto dopo che la Cina ha congelato i contatti militari di alto livello in seguito alla visita dell’allora presidente della Camera Nancy Pelosi a Taiwan, che Pechino considerava una violazione della sua sovranità. Pelosi è stato il funzionario statunitense di più alto livello a visitare l’isola autogovernata in un quarto di secolo.
Successivamente, il successore di Wen, Li Shangfu, è stato improvvisamente licenziato pochi mesi dopo aver accettato l’incarico – e subito dopo aver rifiutato la proposta degli Stati Uniti di incontrare Austin allo Shangri-La Dialogue Security Forum di Singapore – per ragioni che non sono mai state spiegate.
Gli analisti statunitensi affermano che negli ultimi mesi si è verificato un allentamento del “comportamento non sicuro” da parte dei piloti cinesi vicino agli aerei statunitensi e alleati, ma recentemente si sono verificate azioni marittime più preoccupanti intorno alle Filippine. La settimana scorsa, gli Stati Uniti, il Giappone e le Filippine hanno dimostrato il loro sostegno a Manila in un vertice trilaterale a Washington.
Il 5 marzo, la guardia costiera cinese e la milizia marittima cinese si sono scontrate con la guardia costiera filippina. E il 23 marzo, i cannoni ad acqua cinesi hanno danneggiato una nave da rifornimento filippina e ferito parte del suo equipaggio.

(Articolo originale: https://www.scmp.com/news/china/article/3259247/us-chinese-defence-chiefs-talk-first-time-more-two-years?module=top_story&pgtype=homepage)

Come detto il dialogo è sempre il benvenuto anche se, per fare un esempio vicino a noi, i colloqui tra Biden e Putin avevano preceduto di ben poco l’attacco russo in Ucraina.
Non dico che debba sempre essere foriero di brutte notizie, ma la sensazione è quella di un confronto, con il proxy Taiwan in stile ucraino, forse più vicino.
Consideriamo che proprio oggi lo Speaker della Camera USA, il repubblicano Mike Johnson,
ha proposto di scorporare la discussione dei tre grandi temi di “finanziamento” su estero degli USA, ovvero quelli di Uraina, Israele e Taiwan.
Sarà quindi da vedere se e cosa passerà come supporto a Taiwan.
C’è però anche una buona nuova di cui si è già parlato in altri articoli, ovvero quella del viaggio diplomatico dell’ex Presidente taiwanese, Ma Ying-jeou, che per la prima volta nella storia si è recato in Cina per colloqui (https://ilmanifesto.it/un-ex-presidente-di-taiwan-in-cina-non-era-mai-successo) che si immagina possano essere distensivi.
Conosciamo però il modus operandi USA e visto che in Ucraina marca male, anzi malissimo e Israele continua a dare noie piuttosto che gioie – anche se il caos a Washington, soprattutto in casa d’altri, è graditissimo a prescindere – Taiwan potrebbe diventare il focus dei prossimi mesi o anni.
Nell’altalena tra “good & bad” ricordo anche che dopo le elezioni taiwanesi il Presidente pro-indipendenza si è mostrato piuttosto morbido nei toni e il parlamento in ogni caso gli sarebbe ostile contando su una maggioranza di pro-Cina e centristi.
Fa sorridere come Lloyd Austin parli da capetto – non perdono mai il vizio – quando fa riferimento al diritto di navigazione nel mare meridionale cinese, mentre dimentica le scorribande dei suoi che passano ovunque e sempre in cavalleria.
In tutto questo è interessante anche la posizione delle Filippine col Presidente Marcos che francamente mi lascia perplesso.
So che la Cina è un vicino ingombrante e il tirmore di essere risucchiati dalla sua potenza ci può stare. Però i filippini si sono presi molto volentieri le numerose opere infrastrutturali, spesso donate dai cinesi, che Pechino ha realizzato negli utlimi anni.
Dalla parte opposta abbiamo il solito pizzo americano con la proposta “che non si può rifiutare” di costruire basi militari sul territorio filippino.
So di chiedere la luna, ma sarebbe bello ogni tanto vedere reciprocità, del tipo che se apriamo una base a Manile e dintorni ne apriamo una anche a Tampa, così per dire.
Invece resta ben saldo il concetto di sostanziale occupazione militare statunitense.
Detto questo vediamo come si procede dopo questi colloqui e in conclusione inserisco anche il link alla news sul sito del Pentagono (https://www.defense.gov/News/Releases/Release/Article/3742639/readout-of-secretary-of-defense-lloyd-j-austin-iiis-call-with-peoples-republic/), cui si fa riferimento nell’articolo del South China Morning Post, con i dettagli del colloquio secondo Washington.

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