Per chi si domandasse chi è costui stiamo parlando del caso Abu Omar.

Capita di tornare da una delle trasferte a Torino dopo una piacevole serata allo stadio e di mettersi alla guida con la radio a far compagnia.

Di solito si va di musica, ma domenica sera ho fatto zapping tra le radio che si occupano di politica e attualità.

A mezzanotte cado preciso su Radio24 mentre inizia il programma “Storiacce” (Qui il podcast della puntata).

Si parla della sentenza di condanna nei confronti dell’Italia (Osama Mustafa Hassan Nasr e sua moglie Nabila Ghali Vs Italia) emessa dalla Corte Europea dei Diritti Umani (Qui la Home Page della Corte) relativa al caso Abu Omar, l’ex Imam di Milano rapito nel 2003 e vittima di “extraordinary rendition”, ovvero rapimento e tortura, per 14 mesi.

Scatta la curiosità per un caso che arriva a conclusione oggi dopo dodici anni e che si accosta improvvisamente a quanto accaduto a Giulio Regeni.

L’Italia è stata condannata per aver applicato in modo improprio il segreto di stato per coprire le responsabilità degli agenti CIA e dei servizi sergeti italiani in questa vicenda.

Mi sono preso qualche ora di tempo per leggere il dispositivo della sentenza (Qui il PDF) e ascoltare l’udienza (Qui il video) che si è tenuta nel Maggio 2015 al tribunale di Strasburgo, ed è stata anche l’occasione per leggere in maniera più approfondita la Convenzione Europea dei Diritti Umani.

La storia, più o meno nota, è quella di un egiziano che nel 2000 arriva in Italia e nel Febbraio 2001 ottiene l’asilo politico essendo parte del gruppo Jama’a al-Islamiya che viene considerata organizzazione terroristica dal governo egiziano.

Il 17 Febbraio 2013 Nasr viene rapito e portato alla base militare di Aviano da cui è poi trasferito alla base tedesca di Ramstein per terminare il suo viaggio al Cairo dove sarà detenuto e torturato fino all’Aprile del 2004.

Dopo il suo rilascio trascorrono 20 giorni prima che venga nuovamente incarcerato e definitivamente rilasciato il 12 Febbraio 2007 con l’obbligo di non lasciare l’Egitto.

22 agenti CIA, agenti italiani e il giornalista Farina finiscono nel processo condotto dalla Corte di Milano.

Alla fine Nasr vede riconosciuta la sua vicenda e anche un successivo indennizzo sia per lui (1 milione di euro) che per la moglie (500 mila euro) in sede civile.

La Corte di Strasburgo ora solleva il problema del segreto di stato posto dal Governo Prodi e poi rinnovato negli anni dai successivi esecutivi (Berlusconi, Monti e Letta).

Grazie al segreto di stato non si è potuta ricostruire fino in fondo tutta la vicenda e soprattutto oggi i protagonisti, made in USA & Italy, possono vivere tranquillamente a casa loro nonostante i crimini commessi.

Fa una certa impressione, anche se ormai ci hanno abituato a questo e ben altro e sembra che siamo completamente assuefatti all’orrore, leggere quali articoli della Convenzione Europea dei Diritti Umani (Qui il testo della Convenzione) sono stati violati.

Gli articoli (3, 5, 8) ricordano come la tortura sia proibita, siano garantite libertà e sicurezza, il rispetto per il privato e la vita famigliare.

E poi ci sono gli articoli 13, 6 e 41 più funzionali a sancire il diritto ad un giusto processo e ad un equo risarcimento. Nasr e la moglie hanno infatti ottenuto un totale di 115 mila euro tra risarcimento per persona e rimborso delle spese processuali. Non molto a dire il vero, ma tant’è.

Qui però il discorso principale riguarda una vicenda nella quale per l’ennesima volta l’Italia non ha avuto la forza di imporre quella sovranità che dovrebbe essere la prerogativa di ogni stato sul territorio nazionale.

Il risultato è l’ennesimo schiaffo ricevuto dalla Corte di Strasburgo che giunge (casualmente !?) a seguito dell’omicidio di Giulio Regeni.

Proprio ora che l’Italia sta(rebbe) chiedendo con fermezza all’Egitto di sapere cosa è realmente accaduto a un ragazzo di ventotto anni che ha subito torture violente prima che gli fosse spezzato il collo ecco arrivare la condanna per la vicenda Abu Omar.

Tempistica perfetta per sottolineare come l’Italia che non è stata in grado di garantire la verità ad un cittadino di quel Paese chieda oggi all’Egitto un trattamento differente. E dopo le prime sei versioni differenti fornite dalle autorità egiziane la risposta potrebbe non essere quella desiderata.

Altro elemento da sottolineare sono le grazie concesse sia dall’ex Presidente della Repubblica Napolitano che da quello attualmente in carica.

Entrambi hanno omaggiato il padrone d’oltre oceano graziando tre personaggi che avevano subito pesanti condanne dalla magistratura italiana.

Probabilmente ai nostri cari “amici” premeva ricevere questa ennesima prova da parte del vassallo e così è stato.

Spero infine che l’attuale premier italiano abbia il coraggio di procedere affinché sia tolto il segreto di stato dagli atti che potrebbero definire una volta per tutte cosa è realmente accaduto al signor Nasr.

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