Settantacinque anni dopo eccoci qui ad aspettare magnifiche notizie dal summit tra Germania, Francia e Italia (UK ha salutato la compagnia e tocca alla riserva entrare in campo).

Era l’agosto del 1941 quando Altiero Spinelli insieme a Ernesto Rossi ed Eugenio Colorni metteva nero su bianco il Manifesto “Per un’Europa libera e unita” in quel di Ventotene dove era al confino.

Tempi duri quelli per Spinelli e i suoi compagni di avventura, tempi che indubbiamente influenzarono in modo pesante quanto fu poi scritto.

E sì, perché, come dico sempre, quando si parla di qualsivoglia argomento e c’è di mezzo materiale scritto si dovrebbe fare in modo che la gente sappia di cosa stiamo parlando.

E allora iniziamo col fornire uno dei numerosi link presenti sul web utili per leggere le quattordici pagine del Manifesto: http://novara.anpi.it/attivita/2015/manifesto%20di%20ventotene.pdf

Perché facciamo questa operazione? Semplice, perché ho avuto modo di constatare come, al solito, l’informazione main stream abbia omesso qualsiasi, anche minimo accenno a quel testo soffermandosi sugli “esiziali” argomenti che i tre leader affronteranno.

E’ invece fondamentale capire da dove è partito il progetto di Europa unita che attualmente stiamo perseguendo.

Possiamo quindi chiederci se tutto ciò che scrisse Spinelli fosse condivisibile o meno e se quelle prescrizioni “Per una Europa libera e unita” abbiano oggi trovato, almeno in parte, una effettiva realizzazione.

Ebbene, iniziamo col dire che la prima parte del documento risente della situazione contingente vissuta dagli autori, del clima di quel periodo e di ciò che era accaduto nei decenni precedenti.

L’attacco allo stato nazione è forte ed è suscitato dalle degenerazioni fasciste, naziste e comuniste proprie di quei tempi.

La nazione diventa per gli autori non più “lo storico prodotto di convivenza degli uomini”, ma “E’ invece divenuta un’entità divina, un organismo che deve pensare solo alla propria esistenza ed al proprio sviluppo, senza in alcun modo curarsi del danno che gli altri possono risentirne.”

All’interno della nazione secondo Spinelli le caste di potere reazionario spingono per il mantenimento dello status quo per poter perpetrare il loro dominio sulle masse.

Si dice quindi che la soluzione ai mali del mondo (e di quel tempo) sia individuabile unicamente nella creazione di una Europa unita nella quale tutti gli individui siano più liberi.

Attenzione poi al passaggio successivo perché è determinante per capire che noi staremmo vivendo un momento di un ben più ampio ed ambizioso esperimento che ci dovrebbe portare ad un Governo Mondiale.

Ecco il passaggio (Pag. 7):

E quando, superando l’orizzonte del vecchio continente, si abbracci in una visione di insieme tutti i popoli che costituiscono l’umanità, bisogna pur riconoscere che la federazione europea è l’unica garanzia concepibile che i rapporti con i popoli asiatici e americani possano svolgersi su una base di pacifica cooperazione, in attesa di un più lontano avvenire, in cui diventi possibile l’unità politica dell’intero globo.

Si può essere d’accordo o meno con quanto sostenuto dagli autori, ma è importante sapere cosa hanno scritto per confrontare questo Manifesto, erto a simbolo dell’Europa da coloro che oggi la governano, con la realtà che stiamo vivendo. Tra l’altro ho i miei dubbi sia su questo punto che, soprattutto, sull’attacco (Pagina 12) alla lotta di classe fatta dai proletari. Ma questo argomento meriterebbe una trattazione a parte.

Tornando a noi propongo alcuni estratti che meglio chiariscono come oggi siamo ben lungi dall’aver realizzato anche solo una minima parte di quanto pensato da Spinelli.

Prendiamo un paio di spunti a Pagina 8.

La rivoluzione europea, per rispondere alle nostre esigenze, dovrà essere socialista, cioè dovrà proporsi l’emancipazione delle classi lavoratrici e la creazione per esse di condizioni più umane di vita.

e

Il principio veramente fondamentale del socialismo, e di cui quello della collettivizzazione generale non è stato che una affrettata ed erronea deduzione, è quello secondo il quale le forze economiche non debbono dominare gli uomini, ma – come avviene per forze naturali – essere da loro sottomesse, guidate, controllate nel modo più razionale, affinché le grandi masse non ne siano vittime.

Quello a cui stiamo assistendo oggi è la sconfessione del primo punto. Le classi lavoratrici non si stanno emancipando e le condizioni di vita non sono diventate più umane.

Al contrario il mercato del lavoro propone una sempre maggiore precarietà e le riforme varate dai vari paesi come il Jobs Act all’italiana o la Loi Travail francese non sono altro che due forme lessicali differenti per definire a livello dei singoli stati i diktat di Bruxelles.

I francesi si sono accorti da tempo della fregatura che c’è sotto il Jobs act in qualsiasi salsa lo si voglia mettere e da mesi protestano contro il Governo. Dalle nostre parti cinque misere ore di sciopero post approvazione e la ridicola raccolta firme delal C.I.G.L. per il referendum postumo sono gli unici sussulti, se così li vogliamo chiamare.

Ricordo che grazie al Jobs Act a partire dal prossimo anno, e ancor più dal 2018, il numero di lavoratori crollerà e chi perderà il lavoro non avrà alcuna tutela.

I pur magri dati degli ultimi due anni sono legati esclusivamente agli incentivi e al boom dei voucher che hanno dopato il mercato del lavoro italiano. Dopo ci sarà il diluvio, auguri!

Ma ciò che accadrà sicuramente in Italia è ciò che deve accadere anche nel resto d’Europa perché, se non lo sapete ve lo ricordo, secondo i geni di Bruxelles il dato medio della disoccupazione ritenuto fisiologico deve viaggiare sopra il 12%.

Sarà anche per questo motivo che i britannici hanno fatto ciao ciao con la manina?

E il secondo punto? Un altro disastro.

E’ chiaro il concetto di “le forze economiche non debbono dominare gli uomini, ma – come avviene per forze naturali – essere da loro sottomesse, guidate, controllate nel modo più razionale, affinché le grandi masse non ne siano vittime.”?

Qualcuno vede nell’attuale Unione Europea un organismo in grado di garantire questo assunto ritenuto fondamentale da Spinelli?

Viviamo invece un momento storico nel quale proprio le forze economiche e la grande finanza internazionale dominano sulle masse rendendole sempre più schiave degli interessi di pochi.

Chissà se i tre “fenomeni” oggi parleranno di questo o di altro (la seconda che hai detto) nel loro agiato soggiorno in quel di Ventotene.

Ma non finisce qui perché ora arriviamo ad un altro argomento clou, i privati.

Leggiamo:

A) Non si possono più lasciare ai privati le imprese che, svolgendo un’attività necessariamente monopolistica, sono in condizioni di sfruttare la massa dei consumatori (ad esempio le industrie elettriche); le imprese che si vogliono mantenere in vita per ragioni di interesse collettivo, ma che per reggersi hanno bisogno di dazi protettivi, sussidi, ordinazioni di favore, ecc. (l’esempio più notevole di questo tipo di industrie sono in Italia ora le industrie
siderurgiche); e le imprese che per la grandezza dei capitali investiti e il numero degli operai occupati, o per l’importanza del settore che dominano, possono ricattare gli organi dello stato imponendo la politica per loro più vantaggiosa (es. industrie minerarie, grandi istituti bancari, industrie degli armamenti). E’ questo il campo in cui si dovrà procedere senz’altro a nazionalizzazioni su scala vastissima, senza alcun riguardo per i diritti acquisiti;

Leggere questo punto in particolare, come anche gli altri, ma più di tutti gli altri mette il magone.

Dove vediamo l’applicazione di questo principio oggi, sia a livello europeo che nazionale?

Non lo vediamo perché non esiste e lor signori non lo hanno in agenda.

Si può essere d’accordo o meno con quanto sostenuto nel Manifesto, ma questo punto è cruciale e mi vede pienamente d’accordo con Spinelli.

Concetto semplice: ESISTONO SETTORI ECONOMICI NEI QUALI IL PRIVATO NON DEVE ENTRARE

L’Unione Europea attuale mira a distruggere qualsiasi possibile barriera si frapponga fra il privato e la gestione di qualsiasi settore economico al fine di generare profitto. E anche i trattati transatlantici in discussione vanno in quella direzione, in preparazione alla fase del Governo Mondiale.

Inutile ricordare come in Italia sia stato messo in moto da tempo il processo di privatizzazione di scuola, sanità e beni di prima necessità (acqua e servizi alla persona).

Ce lo chiede l’Europa (questa Europa) che dietro di se nasconde i soliti potentati elitari che vogliono il dominio di pochi sulle masse.

E allora, senza proporre ulteriori citazioni, ricordo che dobbiamo leggere e studiare per poter capire (sono solo 14 pagine, non è difficile: http://novara.anpi.it/attivita/2015/manifesto%20di%20ventotene.pdf) e poter magari fare quelle domande che i giornalisti zerbini non fanno mai ai fenomeni politici di turno. Avete presente quando incrociate un politico a zonzo per l’Italia? Ecco, invece di fare il selfie fate domande e fate capire a questi fenomeni da strapazzo che devono stare attenti a quello che fanno. O almeno date questa impressione.

A Renzi di potrebbero porre domande semplici come:

Ma secondo lei quello che c’è scritto nel Manifesto di Ventotene ha valore oggi ed ha trovato applicazione pratica nell’Europa del 2016?

Ma lei che parla tanto del Manifesto di Ventotene e dell’importanza di Altiero Spinelli cosa ne pensa delle limitazioni ai privato che lui preconizzava?

Oppure potete mettervi comodi stasera davanti alla TV in attesa che il vostro TG di fiducia vi propini l’ennesimo Muppet Show con l’attuale Premier impegnato nel suo esercizio olimpionico preferito, il cazzeggio libero con scappellamento a sinistra (o a destra?).

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