Nell’antichità – ma ancora oggi la pratica è ben diffusa – esisteva la pittoresca figura dell’aruspice.

Questo essere dotato di poteri divinatori che, preso un pollastro e squartatolo ben bene, ne estraeva le interiora e le utilizzava per dispensare le sue previsioni sulle più disparate questioni.

Per fortuna oggi una previsione inventata non richiede più il sacrificio del pennuto, ma necessità pur sempre di un nutrito gruppo di creduloni – i pollastri da spennare – che assorbano le funeste notizie senza fiatare e si abbandonino al panico totale.

E’ il caso della notizia di ieri relativa alla pubblicazione del forecast (?) di Bank of England su Brexit (With deal or not with deal, that is the question!).

I nostri cani da riporto, pardon media di regime, hanno veicolato asettici il messaggio del disastro prossimo futuro per l’intero popolo britannico.

In caso di No Deal “disordinato” il PIL di sua maestà cadrebbe tra il -7 e il -10% da qui al 2023, anno di un possibile, primo, infimo recupero.

Ci sarebbero un paio di cose da dire, ed è anche giusto chiarire a cosa e a chi possa servire questa pubblicazione.

Intanto la fonte primaria.

Dal sito della B.o.E. (https://www.bankofengland.co.uk/report/2018/eu-withdrawal-scenarios-and-monetary-and-financial-stability) traiamo il grafico (anche a pagina 55 del documento) della vergogna per i pistolotti (?) britannici.

Poi andiamo a leggere il documento (https://www.bankofengland.co.uk/-/media/boe/files/report/2018/eu-withdrawal-scenarios-and-monetary-and-financial-stability.pdf?la=en&hash=B5F6EDCDF90DCC10286FC0BC599D94CAB8735DFB) che ha degli spunti interessanti e permette di chiarire meglio alcuni concetti chiave.

Per dirne una non è affatto vero, come martellato dai nostri TG, che il documento sia un forecast.

Ah! sai mai, forecast = previsione completa e complessa che tiene conto di tutte le variabili in gioco.

Lo scrivono loro stessi precisando che…

These scenarios are not forecasts: the range does not cover every possible assumption, or every possible impact of the Economic Partnership, nor does it capture generalised uncertainty about prospects for the economy.

(“Questi scenari non sono previsioni: il range non copre ogni possibile ipotesi, o ogni possibile impatto del partenariato economico, né cattura incertezza generalizzata sulle prospettive per l’economia.“)

In altre parole di “scenario” i documenti economici sono pieni, ma ciò non significa che siano evangelici. Dettaglio non da poco.

Poi sarebbe interessante ribaltare il piano e lanciare la notizia così.

“Forecast di Bank of England. In caso di accordo soddisfacente range PIL compreso tra il -1% una crescita del +1%.”

Ma è evidente che a qualcuno piace caldo e la notizia è sempre più affascinante se data in senso negativo.

A chi giova? Facile!

Teresa May deve far passare l’accordo con l’UE in un Parlamento britannico letteralmente infuocato. E un pizzico di panico a buon mercato può far brodo.

E poi ci sono sempre quei simpaticoni di Bruxelles che non possono certo far passare l’idea che uscire sia una passeggiata… per chi esce.

Se però il documento viene letteralmente sputtanato (https://www.ftadviser.com/investments/2018/11/29/bank-forecasts-dismissed-as-bogus-by-former-rate-setter/?page=1) da un ex componente del Monetary Policy Committee di Bank of England (Andrew Sentance) sarebbe opportuno riferirlo.

The reputation of economic forecasts has taken a bad blow today with both UK government and Bank of England appearing to use forecasts to support political objectives. Let’s debate Brexit – which I strongly oppose – rationally without recourse to bogus forecasts.

(“La reputazione delle previsioni economiche ha subito un brutto colpo oggi, con il governo britannico e la Banca d’Inghilterra che sembrano utilizzare le previsioni per sostenere obiettivi politici. Parliamo della Brexit, alla quale mi oppongo fermamente, senza ricorrere a previsioni fasulle.“)

Direi piuttosto chiaro. E quel “fasulle” detto da un tecnico supporter del “Remain” farebbe notizia, ma è evidente che non tutti la pensano così.

Faccio notare anche le due chart di pagina 55 subito sotto quella relativa al PIL.

Oltre al crollo del PIL, tra disoccupazione alle stelle e inflazione fuori controllo la penisola potrebbe affondare come la mitica Atlantide.

Per sorridere ancora un po’ vediamo il grafico di pagina 74, dove sono riportati anche i risultati di studi esterni.

Tutti negativi fino al -18% di PIL previsto da Rabobank.

Uno di questi però prevede una impennata del PIL ben oltre il +5% con un boost di 135 miliardi l’anno per l’economia britannica in caso siano fatti alcuni passi sul piano politico.

Consiglio di fare un giro sul sito di EFT (Economists For Free Trade) e leggere il perché di questa (strabiliante?) differenza con gli altri “forecast” (https://www.economistsforfreetrade.com/News/brexit-could-boost-uk-economy-by-135-billion-say-top-economists/).

Domanda. E se avessero ragione loro?

Altra domanda. E se così fosse – ma anche in caso di UK nei guai potrebbe porsi la stessa domanda – quanto può perdere (o quanto perderà?) l’Unione Europea?

Beh! Non lo andrei a dire a Juncker & soci.

In fin dei conti sono solo previsioni, più o meno argute.

Si possono azzeccare, ma si possono anche sbagliare.

Cari, vecchi, aruspici!

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