Propongo la traduzione della presentazione dell’intervento all’Assemblea Generale delle Nazioni Unite dell’esperto per i diritti umani Philip Alston di una settimana fa (https://www.ohchr.org/EN/NewsEvents/Pages/DisplayNews.aspx?NewsID=25156&LangID=E).

Nell’occasione e nella successiva conferenza stampa, di cui riporto il video sotto la traduzione, Alston ha presentato un rapporto sulla digitalizzazione del welfare state in decine di paesi da lui visitati.

Il quadro che ne risulta è alquanto inquietante e per questo merita grande attenzione.

Mi accade spesso di spalancare gli occhi ascoltando o leggendo i racconti di coloro che stanno letteralmente guidando il treno del progresso che corre ormai oltre la velocità della luce. Ma altrettanto spesso due secondi dopo allo stupore subentra sistematicamente l’inquietudine. Un’inquietudine che nasce dalla consapevolezza che, di per sé, la tecnologia non sia né buona né cattiva, il problema è e sarà sempre dato dall’uso che se ne intende fare.

Buona lettura.

Il mondo sta cadendo come uno zombi in un distopico welfare digitale, avverte un esperto delle Nazioni Unite per i diritti umani

Un esperto delle Nazioni Unite per i diritti umani ha espresso preoccupazione per l’emergere dello “stato sociale digitale”, affermando che troppo spesso i veri motivi alla base di tali programmi sono di ridurre la spesa sociale, istituire sistemi di sorveglianza governativa intrusivi e generare profitti per interessi aziendali privati.

“Mentre l’umanità si muove, forse inesorabilmente, verso il futuro del welfare digitale, deve cambiare rotta in modo significativo e rapido per evitare di cadere come uno zombi in un distopico del welfare digitale”, afferma il Relatore speciale sulla povertà estrema e sui diritti umani, Philip Alston in un rapporto che presenterà all’Assemblea Generale venerdì.

Il welfare state digitale viene comunemente presentato come un’impresa altruistica e nobile progettata per garantire che i cittadini beneficino di nuove tecnologie, sperimentino un governo più efficiente e godano di livelli più elevati di benessere. Ma, ha affermato Alston, la digitalizzazione dei sistemi di welfare è stata molto spesso utilizzata per promuovere profonde riduzioni del budget complessivo del welfare, un restringimento del numero di beneficiari, l’eliminazione di alcuni servizi, l’introduzione di forme esigenti e intrusive di condizionalità, il tentativo di raggiungere l’obiettivo di modificare il comportamento, l’imposizione di regimi di sanzioni più forti e una completa inversione della nozione tradizionale secondo cui lo stato dovrebbe essere responsabile nei confronti dell’individuo.

“Questi welfare state digitali rischiano così di diventare cavalli di Troia per l’ostilità neoliberista nei confronti della protezione sociale e della regolamentazione”, ha affermato il relatore speciale delle Nazioni Unite. “Inoltre, dare potere ai governi dei paesi con significativi deficit dello stato di diritto dotandoli del livello di controllo e del potenziale di abuso fornito da questi sistemi di identificazione biometrica dovrebbe far avere brividi lungo la schiena di chiunque sia anche vagamente preoccupato per garantire che l’era digitale sia rispettosa dei diritti umani”.

Alston ha affermato che i governi hanno giustificato l’introduzione di costosi e complessi sistemi di carte d’identità digitali biometriche sulla base del fatto che avrebbero migliorato i servizi di welfare e ridotto le frodi.

“Il processo è comunemente indicato come ‘trasformazione digitale’ da parte dei governi e dei consulenti tecnologici che li consigliano, ma a questo termine un po’ neutrale non dovrebbe essere permesso di nascondere il carattere rivoluzionario, guidato politicamente, di molte di tali innovazioni”, ha affermato Alston. “I sistemi di protezione e assistenza sociale sono sempre più guidati da dati e tecnologie digitali che vengono utilizzati per scopi diversi, tra cui l’automazione, la previsione, l’identificazione, il rilevamento, l’individuazione, il targeting e la punizione”.

Il ruolo dominante del settore privato nella progettazione, costruzione e persino gestione di parti significative del welfare state digitale è uno dei principali motivi di preoccupazione, secondo Alston. “La maggior parte dei governi ha smesso di esigere che le società Big Tech rispettino gli standard sui diritti umani e poiché le società stesse hanno resistito fermamente a tali sforzi, le aziende spesso operano di fatto in una zona franca dei diritti umani”, ha affermato Alston.

Finora la comunità dei diritti umani ha svolto un pessimo lavoro nel persuadere l’industria, il governo o apparentemente la società in generale, del fatto che un futuro guidato dalla tecnologia sarà disastroso se non guidato dal rispetto dei diritti umani e fondato su leggi ferree. Non mancano le analisi che avvertono dei pericoli per i diritti umani di varie manifestazioni della tecnologia digitale e in particolare dell’intelligenza artificiale. “Ma nessuno ha adeguatamente concepito l’intera gamma di minacce rappresentate dall’emergere del welfarae state digitale”, ha detto l’esperto delle Nazioni Unite.

Il rapporto si basa sulla visita di diverse nazioni e su una consultazione globale che ha raccolto osservazioni da oltre 30 paesi in tutto il mondo. Vi è una notevole coerenza nelle prove empiriche dai paesi ad alto reddito del nord e quelli del sud del mondo.

Ce n’è abbastanza per pensare attentamente a quello che non sta arrivando, ma è già qui. Anche se i governi danno spesso l’impressione di andare a rilento – va detto che l’Unione Europea è realmente indietro rispetto ai colossi cinese americano in tema di innovazione tecnologica – in realtà i processi procedono a passo spedito e presto o tardi tutti noi faremo i conti con sistemi di welfare che saranno interamente digitalizzati.

Occorre esser pronti e soprattutto informati per poter chiedere a gran voce che il welfare sia a misura d’uomo e non uno strumento di taglio delle spese e di controllo delle masse.

Qui la conferenza stampa successiva all’intervento di Alston all’Assemblea Generale: http://webtv.un.org/search/extreme-poverty-press-conference-18-october-2019/6095983040001/?term=&lan=english&page=9.

La pagina di Philip Alston sul sito delle Nazioni Unite: https://www.ohchr.org/EN/Issues/Poverty/Pages/SRExtremePovertyIndex.aspx.

Il report da scaricare (formato .docx): https://www.ohchr.org/Documents/Issues/Poverty/A_74_48037_AdvanceUneditedVersion.docx.

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