L’annuncio della vittoria di Joe Biden e la sua conseguente consacrazione a nuovo Presidente degli Stati Uniti d’America è una di quelle montature mediatiche che fanno capire come ormai siamo andati anche oltre il grottesco. I media di regime hanno raggiunto un livello di autoreferenzialità disarmante e probabilmente non riuscirebbero più, nemmeno volendo, a tornare a svolgere il loro compito con quella onestà intellettuale che dovrebbero avere nel sangue.

Da un paio di giorni seguo come altri la litania di elogi da parte dei media e le congratulazioni di leader politici – Cina, Russia e Messico al momento mancano all’appello – o più o meno trascurabili stelline dello showbiz.

Resto fedele ai dati di fatto e allora mi unisco a coloro che fanno notare come il risultato delle elezioni a stelle e strisce sia ancora sub judice, sia dal punto di vista legale, con Trump battagliero insieme ai suoi avvocati, Giuliani in testa (da vedere la conferenza stampa show dell’altro giorno), che dovrebbe andare alla Corte Suprema, sia da quello fattuale. Ci si dimentica infatti che in quegli stati nei quali il distacco tra i contendenti è sotto un certo numero di voti il ricalcolo è automatico, per cui, essendoci almeno tre stati con cospicua dote di grandi elettori in bilico, i conti non sono ancora chiusi.

Tengo come al solito, perché la memoria l’avete corta e giova ricordare, che a me frega nulla di Trump o Biden e non parteggio per nessuno a prescindere; a me interessano i fatti, i documenti e, quando possibile, il raggiungimento della verità.

Detto questo faccio notare un paio di cose che non vedo riportate da nessuno nel dibattito post elettorale.

Partiamo da Aljaksandr Ryhoravič Lukašėnka, per noi il “dittatore” di Bielorussia Lukashenko.

Perché?

Beh! Ma perché si sottolinea una delle contraddizioni dei nostri media di regime, pronti ad attaccare il Presidente bielorusso per presunti brogli – faccio notare che le accuse degli oppositori non sono provate – che gli avrebbero di permesso di stravincere le elezioni.

Non entro nel merito della questione bielorussa.

Dico solo che un Presidente che pochi giorni prima aveva denunciato – parole sue tutte da dimostrare – il tentativo di corruzione del Fondo Monetario Internazionale che gli aveva promesso 1 miliardo di dollari per chiudere il Paese “come l’Italia” – ripeto, parole sue tutte da dimostrare – e che stava gestendo, e tutt’ora prosegue in tal senso, la questione Covid senza carcerare la popolazione, ma con metodo quasi identico a quello svedese – immagino che questo non ve lo ha raccontato nessuno, vero? – tanto che, giusto nel weekend, mi è capitato di vedere dieci minuti di diretta streaming di una gara di campionato del Bate Borisov con gli spalti pieni di gente e nessuno costretto a osservare prescrizioni idiote a meno di non volerlo fare volontariamente.

Già che ci sono aggiungo che tra coloro che filmano la normalità quotidiana delle vita bielorussa e le manifestazioni degli oppositori, che pur ci sono, ma con paiono generare morie di migliaia di persone (chissà come fanno?) si evince come, ancora una volta, i fessi stiano da qualche altra parte. Ma torniamo sul pezzo.

Se prendiamo le denunce fatte contro Lukashenko e le mettiamo in parallelo con quelle di Trump possiamo vedere come, a seconda del personaggio, i media di regime, indotti dai potentati che li foraggiano, prendano posizione diametralmente opposte. Per non parlare della beneamata Unione Europea che a sua volta ci ha dato l’ennesima dimostrazione del suo essere ondivaga.

D’altro canto Trump è bugiardo a prescindere (e potrebbe anche essere), anche qualora avesse ragione. Giusto?

Altro dettaglio. Il numero di voti raccolti. Da qui nascono considerazioni sia lato Trump che lato Biden.

Il primo guadagna ben 5 milioni di voti in più rispetto a 4 anni fa. Una sorpresa solo per chi ha dato retta ai (disastrosi) sondaggi che hanno preceduto il voto.

Il secondo però fa segnare un record che lo porta a superare perfino il “divo” Obama. Mica male! Sempre che sia tutta farina del suo (democratico) sacco. Io al fatto che questo personaggio di quart’ordine sia riuscito a fare meglio del “prescelto” stento a credere, ma tant’è!

In ogni caso una bella “chiamata alle armi” che ha visto contrapposte due Americhe, quella pro e quella contro Trump, che ha rivitalizzato gli spompi repubblicani, ma li vincola a se stesso anche nel caso in cui la sconfitta fosse confermata dalla Corte Suprema.

Infine un altro dubbio riguarda l’approccio nei confronti di fake news palesi e notizie ancora da confermare.

Infatti chiudiamo 4 anni di accuse contro Trump di essere il pupazzo di quel gran figlio di Putin. Il Russia Gate evapora subito dopo l’annuncio mediatico di Biden vincitore, ma sembra uscire di scena dopo un martellamento proseguito per tutta la durata della presidenza Trump. Il tutto, lo ricordiamo, senza che sia emersa mezza prova. Prove che invece sarebbero emerse, ma tenute in serbo forse un po’ troppo a lungo, in merito alla montatura ordita dai democratici (con un aiutino dall’Italia di Renzi e Gentiloni?). Ma questa è una storia che probabilmente non conosceremo mai nei dettagli, come del resto molte altre, per la gioia del festeggiante conte Silveri (Mazzanti Vien dal Mare) detto Paolo.

Ora che abbiamo la denuncia dei brogli fatta da Trump, e meritevole quantomeno di approfondimento, i media si schierano all’unisono contro cercando di oscurare quello che dovrebbe essere “l’uomo più potente del mondo” (e meno male!), che viene censurato in diretta mentre parla alla nazione e sostanzialmente bannato da Twitter in ogni sua esternazione. Non che non sia con tutta evidenza eccessivo l’uso del social da parte di Trump, ma il doppio peso adottato di media e social è evidente.

Gli scandali, e sono tanti, di Biden – il ricatto all’Ucraina confessato dallo stesso Biden in un incontro pubblico stile spocchia mafiosa, i soldi presi da Cina e Russia (sì, lui sì!) e altre amenità uscite dalla dotazione informatica del figliolo Hunter – debitamente sottaciuti, gli scandali (inventati, a parete quello reale e meno citato, ovvero l’evasione fiscale) di Trump pubblicizzati all’ennesima potenza.

Questo è ciò che vedo io, ma potrei sbagliare e tutto quello che ci stanno raccontando i media di regime è vero e da oggi vivremo in un mondo meno puzzone, più giusto e più bello.

Credeghe!

Ah! Un’ultima cosa.

Se c’è una verità certa che Trump ha detto in questi giorni, e forse è questo ciò che si vuole nascondere davvero all’opinione pubblica, è che quella dei brogli negli USA è un’abitudine.

A volte anche i “puzzoni” ne dicono una giusta.

Perciò smettetela di chiamarla “la più importante democrazia del mondo”. Evitate di superare anche voi il muro del ridicolo.

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