Il 29 Dicembre è stato presentato da AIFA il rapporto OSMED sull’utilizzo degli antibiotici in Italia. Un rappporto importante per capire come si sia evoluta la situazione tra il 2016 e il 2019, con uno sguardo anche sull’uso fatto in concomitanza con l’emergenza Covid del 2020.

La pagina dedicata (https://www.aifa.gov.it/-/l-uso-degli-antibiotici-in-italia-rapporto-nazionale-anno-2019) riporta il PDF (https://www.aifa.gov.it/documents/20142/1283180/Rapporto_Antibiotici_2019.pdf/0b3d4536-8aa7-e59c-a0a5-add457abe48d) con il rapporto completo.

Per chi peferisse c’è la presentazione sul canale Youtube di AIFA.

Cosa è emerso da questo rapporto?

In primo luogo che avere un Piano Nazionale per il Constrasto alla Antimicrobiotica Resistenza (PNCAR) a quanto pare non basta per risolvere i problemi di uso sproporzionato degli antibiotici soprattutto in ambito ospedaliero.

I piani nazionali è sempre meglio averli – non come quello pandemico che tra bugie e manipolazioni era fermo al 2006 – e poi però li devi anche saper mettere a buon frutto, sempre che siano validi.

Si diceva dei consumi ospedalieri che hanno fatto registrare un +9,9% nel periodo 2016-19 con il Sud decisamente più propenso all’uso rispetto al Centro-Nord.

Poi vi sono differenze sostanziali tra categorie di antibiotici, ma non scendiamo nel dettaglio e lasciamo al lettore/spettatore di approfondire. A me interessa la tendenza.

Ci sono poi alcuni grafici interessanti che riporto.

Il primo mostra come ai periodi di aumento delle sindromi influenzali corrisponda in parallelo un’impennata nell’uso degli antibiotici.

Il che fa supporre che vi sia stato un uso inappropriato in quei periodi.

Il successivo grafico espone la differenza netta di uso/buso tra Sud e Centro/Nord.

Va detto che quando si scende più nello specifico si notano picchi di uso di particolari prodotti in alcune regioni (non necessariamente del Sud) piuttosto che in altre, mentre quello qui sopra è il dato complessivo.

C’è poi il consueto attacco all’idrossiclorochina, questa volta in associazione alla azitromicina, fornendo dati di Aprile-Maggio al fine di suggerire il rischio di problemi cardiaci per i pazienti ai quali questi farmaci fossero somministrati in combinazione.

A questo proposito, dato che si cita la Francia e implicitamente il riferimento è a lui, invito chi legge a studiare il lavoro del dottor Didier Raoult – se volete c’è il canale Youtube (https://www.youtube.com/user/ifr48/videos) del suo istituto di Marsiglia – che ha dato ottimi frutti nonosante la propaganda contro fatta sia dentro che fuori casa. Ma ormai dovrebbe essere chiaro che se curi con successo un numero importante di pazienti, come lui ha fatto, con una spesa ridicola non sei gradito ai cultori dei farmaci costosi e inutili (vedi Remdesivir) e delle vaccinazioni di massa.

Importante invece il riferimento al fatto che nei primi mesi Covid – quelli in cui migliaia di persone sono morte soprattutto per i protocoli di cura sbagliati e perché, e di storie di questo genere ne ho ascoltate molte, i medici (non tutti, sia chiaro) sparavano a caso imbottendo i pazienti di qualsiasi cosa passasse loro sotto mano – negli ospedali siano stati somministrati antibiotici in più del 70% dei casi a fronte di un 8% circa di pazienti che avevano effettivamente sviluppato delle infezioni.

Materiale utile per le procure che indagano sui deceduti, Bergamo su tutte.

Infine si cita il cruscotto che dal 25 Gennaio dovrebbe aiutare gli operatori nel monitoraggoi della situazione in tempo reale.

A chiudere un paio di revisioni indipendenti del lavoro fatto hanno sottolineato, come peraltro fatto anche da Giovanni Rezza in apertura, la necessità di diminuire drasticamente l’uso di antibiotici negli allevamenti. Altro problema non da poco nella battaglia contro l’antibiotico resistenza.

Io continuo a pensare che questo sia il vero problema a cui rischiamo di non poter oppore una resistenza efficace nei prossimi anni.

Non mi pare di aver visto granché nei tiggì o sui giornali di regime che sono troppo impegnati a terrorizzare la popolazione con la “Peste del ventunesimo secolo” e a spingere per l’inutile (e forse dannosa) vaccinazione. Ma questa è la mia opinione, nota e che vale meno di zero.

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