Segnalo due articoli e una sezione di cui non ho mai parlato, ma che merita una visita periodica da parte dei lettori dalla rivista Middle East Eye.

Il primo articolo “La Libia forza migliaia di egiziani a lasciare il paese a piedi” si racconta di una vicenda che mi sembra non abbia avuto eco dalle nostre parti. Fatto curioso in quanto si parla di migranti e di come vengano trattati nel paese nordafricano che più di tutti ci è vicino, insieme alla Tunisia, non solo dal punto di vista geografico. Tra l’altro proprio in questi giorni Giorgia Meloni ha incontrato a Palazzo Chigi il Primo Ministro del Governo di Unità Nazionale libico, Abdulhameed Mohamed Dabaiba (https://www.governo.it/it/articolo/il-presidente-meloni-incontra-il-primo-ministro-del-governo-di-unit-nazionale-libico/22823). Nell’occasione si è parlato dimote questioni e anche di immigrazione. Leggo dal comunicato del Governo italiano che “Il Presidente Meloni ha espresso apprezzamento al Primo Ministro Dabaiba anche per gli sforzi posti in essere dalle autorità libiche nelle operazioni di salvataggio in mare e nel contenimento delle partenze irregolari.”. Chissà se faceva riferimento a questa modalità di cacciata di migliaia di persone dal territorio libico.

Nel dettaglio a seguito di scontri a fuoco tra contrabbandieri e forze di sicurezza libiche. Una delle tante situazioni che immagino non saranno chiarite e che compongono il delicato quadro immigrazione in Libia.

L’articolo è qui: https://www.middleeasteye.net/news/libya-deports-thousands-egypt-leave-foot.

Nel secondo articolo si presenta una analisi delle elezioni in Turchia con focus sui rapporti tra quest’ultima e l’Iran. Si suppone che la conferma di Erdogan possa essere elemento di tensione tra i due paesi in considerazione di più questoni aperte. C’è il fatto che Erdogan potrebbe voler portare avanti un progetto di ricreazione di una sorta di impero ottomano che arrivi fino all’Azerbaijan passando dall’Armenia. Accadrebbe però che passando dalla provincia di Syunik si metterebbe a rischio il corridoio che permette all’Iran di mantenersi in contatto con i paesi suoi vicini a nord. C’è poi Ahmad Kazemzadeh, esperto di politiche idroelettriche il quale sostiene che potrebbe peggiorare la situazione già creata da Erdogan con le dighe del Southeastern Anatolia Project (GAP) con le quali ha esercitato pressione su Iraq, Iran e Siria. Inutile nascondere che questo possa diventare un problema enorme, considerando anche le scaramucce tra Iran e Afghanistan sempre per la stessa ragione, pensando al fatto che le “guerre per l’acqua” dovrebbeo essere il tema dominante del futuro prossimo. Ma qui un pizzico di speranza lo ha dato l’apertura del dialogo tra Turchia e Siria dal quale potrebbe nascere una distensione su base regionale.

In tutto ciò si registra l’apparente apertura degli USA nei confronti dell’Iran sia su questioni finanziarie che di commercio petrolifero. Chissà che non sia un modo per mettere zizzania tra Turchia e Iran. Sappiamo che la rielezione di Erdogan non è stata proprio gradita da Washington.

L’elemento di cui non si parla dell’articolo è quella Cina che sta tessendo le trame per mettere tutti d’accordo e creare quel (finto?) mondo multipolare nel quale noi altri rischiamo di restar a guardare fuori dalla finestra.

Qui l’articolo: https://www.middleeasteye.net/news/iranian-press-review-erdogan-warn-election.

Infine segnalo la sezione “Discover” (https://www.middleeasteye.net/discover) nella quale spesso mi capita di leggere interessanti articoli di racconto storico (topic “Heritage“: https://www.middleeasteye.net/topics/heritage). Un utile strumento per leggere la storia del Medio Oriente scritta da chi vive là per non dipendere solo dagli occhi delle penne occidentali, spesso miopi.

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