Tempo fa mi divertivo a scrivere articoli sulla Juventus e il calcio in genere. Poi ho perso la voglia e mi sono limitato a fare il tifoso classico, anche perché essendo impegnato nell’attività di telecronista nella mia città preferisco stare sul pezzo (tra l’altro ricordo che quest’anno abbiamo quasi fatto il pieno di vittorie con quattro squadre seguite, tre di queste promosse con due vincitrici di campionato, una ha fatto il double con la Coppa di Lommardia, e una vincitrice dei playoff. Niente male!), ma ogni tanto si può scrivere qualcosa anche sul pallone dei cosiddetti grandi ormai quasi del tutto sgonfiato, più che altro per sfogarsi.
L’occasione propizia è quella delle recenti questioni giudiziarie che hanno visto coinvolta la Juventus in Italia. Due procedimenti ridicoli, palesemente figli della questione Superlega che hanno portato al ricatto UEFA eseguito al meglio dalla FIGC. Peccato che dopo aver promesso di farsi valere in tutte le sedi possibili il pessimo John Elkan abbia deciso di calar le braghe come si fece diciassette anni fa. Tra parentesi si ricorda che alla fine la giustizia ordinaria affermò che quei campionati erano stati regolari, ma lor signori si guardano bene dal chieder scusa e restituire il maltolto, e purtroppo il signor Elkan non ha le palline necessarie per mandare gambe all’aria la FIGC pretendendo un maxi risarcimento per quanto subito, allora come oggi. Anche se con quella famiglia di mezzo non so qanto si possa parlare di arrendevolezza oppure di altro.
Da notare che c’è anche chi, vedi sampa spagnola e società che sta portando avanti il progetto Superlega, ha affermato di avere le prove delle minacce subite dalla Juventus. Roba da tribunale che però il signor Elkan ha smentito.
Ma questo articolo in realtà si occupa di altro proponendo la traduzione di una inchiesta pubblicata sul New York Times, giornale solitalmente saccheggiato a piene mani dai nostrri pennivendoli che questa volta però non si sono accorti di questo articolo o lo hanno fatto di malavoglia.
Di chi si parla?
Ma della meravigliosa “Banda degli Onesti” di Milano, altrimenti nota come Inter. Sì, proprio quelli che fanno plusvalenze gonfiate da vent’anni e falsificano i bilanci, ma nessuno li tocca (oltre ad aver falsificato documenti ed essere stati beccati, loro sì, a chiedere e ottenere arbitri compiacenti per le loro partite). Ebbene ora saltano fuori 931 milioni di dollari di perdite che ovviamente, se fossero di casa in quel di Torino farebbero gridare allo scandalo e alla radiazione della Juventus, ma essendo spuntate nel “Paradiso degli Onesti” da noi non fanno notizia. Non che il City stia poi tanto meglio, ma qui è ovvio dove voglio andare a parare. La tossicità di questo mondo pallonaro è a tali livelli che francamente solo la malatta meglio nota come tifo mi tiene avvinghiato a questo circo. E nonostante gli sforzi per guarire ogni volta che torno allo stadio mi rinasce il folle desiderio di non mollare.
Detto questo leggiamo un po’ cosa ci racconta di bello il NYT.

L’Inter, di fronte a una resa dei conti dolorosa, prova a vivere nel presente
L’Inter arriva in finale di Champions League con la rosa più anziana d’Italia e i debiti più alti. Qualunque cosa accada a Istanbul non può fermare la stretta finanziaria che verrà.
Appena sei settimane fa, il difensore dell’Inter Milan Skriniar giaceva in un letto d’ospedale in Francia, in convalescenza dopo un intervento chirurgico alla colonna vertebrale. Un problema lombare lo tormentava da tempo e, a malincuore, aveva deciso che era necessario un intervento endoscopico. Non giocava un secondo di calcio agonistico dai primi giorni di marzo, né ha giocato da allora.
Tuttavia, quando sabato l’Inter nominerà la sua squadra per la finale di Champions League contro il Manchester City – la partita più significativa del club in 13 anni – Skriniar sarà, con ogni probabilità, tra i sostituti disponibili.
Il suo compagno di squadra Henrikh Mkhitaryan, il veterano centrocampista armeno, non gioca da tre settimane dopo essersi infortunato nella semifinale vinta dall’Inter contro il Milan.
Il suo trattamento iniziò immediatamente: il suo stiramento alla coscia veniva affrontato anche se le celebrazioni di quella vittoria si svolgevano intorno a lui. Mkhitaryan non ha ancora ricevuto l’autorizzazione medica per allenarsi con i suoi compagni di squadra. Tuttavia, c’è una buona possibilità che venga nominato nella formazione titolare per il più grande gioco che il club di calcio ha da offrire.
Il Manchester City, il favorito in modo schiacciante per vincere la Champions League di questa stagione, arriva a Istanbul meglio rappresentato da Erling Haaland: una macchina perfettamente sintonizzata, costruita appositamente, che funziona senza intoppi, silenziosamente, un irresistibile capolavoro di ingegneria.
L’Inter, invece, è rappresentata al meglio da giocatori del calibro di Skriniar e Mkhitaryan: è una squadra che scricchiola, fatica, spinge al limite delle sue capacità, un avatar per una specie di squadra rattoppata e truccata un club tenuto insieme, in questi giorni, da poco più che bende e speranza.
Ci sono state, certamente, meno probabili finaliste in Champions League rispetto all’Inter, uno dei grandi vecchi nomi del calcio europeo: il Bayer Leverkusen nel 2002, forse, o il Monaco un paio di anni dopo, o anche il Tottenham nel 2019. alla più grandiosa vetrina del gioco in un contesto di tale incertezza.
Non è solo Simone Inzaghi, allenatore del club, a presiedere la rosa più anziana d’Italia, una squadra in cui il punto focale dell’attacco — Edin Dzeko, 37 anni — potrebbe riguardare il cardine della difesa, il 35enne Francesco Acerbi, da giovane ingenuo.
Non si tratta semplicemente del fatto che, per ben metà della squadra, questo possa essere l’ultimo evviva in maglia nerazzurra: Skriniar è uno degli 11 giocatori i cui contratti scadranno, o i cui periodi di prestito termineranno, alla chiusura dell’attuale stagione. Quella realtà ha lasciato il club di fronte alla prospettiva di dover rifornire la sua squadra quasi da zero.
L’Inter, però, ha preoccupazioni ben più gravi per il suo futuro. Nel 2016, Suning, il conglomerato cinese di vendita al dettaglio, ha pagato 307 milioni di dollari per acquisire una partecipazione del 70% nell’Inter, un accordo che era – all’epoca – visto come la punta di diamante dell’investimento improvviso, sontuoso e approvato dallo stato della Cina nel calcio europeo. La nuova proprietà, in teoria, finanzierebbe il ritorno dell’Inter in testa alla classifica. La struttura di allenamento della squadra sarebbe stata aggiornata. Così anche gli uffici del club. E, naturalmente, i giocatori avrebbero seguito.
La proprietà di Suning non è stata, sul campo, disastrosa. Nel 2021 l’Inter ha vinto il suo primo scudetto italiano in più di un decennio. Inzaghi ha poi aggiunto la Coppa Italia, sia in questa che nella scorsa stagione, al palmarès del club. L’Inter è diventata una sorta di colonna portante della Champions League; ha raggiunto gli ottavi di finale l’anno scorso e questa volta ha raggiunto la finale.
Quel relativo ritorno al successo, tuttavia, ha avuto un costo. L’Inter è il club più indebitato d’Italia; secondo i suoi conti pubblicati più di recente, le sue passività totali ammontano a circa $ 931 milioni. Negli ultimi due anni per i quali sono disponibili informazioni, ha registrato perdite per quasi 430 milioni di dollari, portando alla punizione dell’organo di governo del calcio europeo. Ha multato il club di 4 milioni di euro (circa 4,3 milioni di dollari) per aver violato i controlli fiscali lo scorso anno, e ha minacciato una sanzione maggiore (26 milioni di euro, o circa 28 milioni di dollari) se non mettesse in ordine le sue finanze.
L’Inter è stata coinvolta in una sorta di crisi finanziaria continua da diversi anni, grazie all’impatto combinato della pandemia di coronavirus, al calo del sostegno dello stato cinese per gli investimenti nel calcio europeo e, in particolare, ai problemi di Suning.
Nel 2021, il conglomerato ha dovuto accettare un piano di salvataggio di 1,36 miliardi di dollari, finanziato in parte dal governo locale, a fronte dei suoi debiti in aumento. Lo stesso anno, ha chiuso definitivamente il suo team cinese, Jiangsu Suning, mesi dopo essersi assicurata il titolo, adducendo la necessità di concentrarsi esclusivamente sulla sua attività principale di vendita al dettaglio. L’anno scorso, Steven Zhang, il figlio di 32 anni del fondatore di Suning che ricopre il ruolo di presidente dell’Inter, è stato ritenuto responsabile per 255 milioni di dollari di debiti e obbligazioni inadempienti in un tribunale di Hong Kong.
Se l’Inter è stata protetta dalle peggiori ricadute, continua a esistere; i suoi giocatori vengono comunque pagati, quindi ha subito almeno qualche danno collaterale. Suning è impegnato, da anni, negli sforzi per tagliare i costi: nel 2021, Antonio Conte, l’allenatore che ha consegnato il titolo di Serie A, si è dimesso quando è diventato chiaro che molti dei giocatori che avevano consegnato il trofeo avrebbero dovuto essere venduti.
I due asset più preziosi dell’Inter, l’attaccante Romelu Lukaku, ora tornato in prestito al club, e il difensore Achraf Hakimi, comunque andato via. Per salvare il suo investimento, Suning si è assicurata un prestito di 294 milioni di dollari da Oaktree Capital, una società di gestione patrimoniale con sede in California, per sostenere i costi di gestione del club.
Da allora, i giorni di abbondanza dell’Inter si sono allontanati sempre più nel passato. In questa stagione, ha trascorso diversi mesi senza uno sponsor sulla parte anteriore della sua maglia, una fonte di reddito significativa e ordinariamente affidabile per tutte le principali squadre europee, dopo che DigitalBits, una società di criptovaluta, non è riuscita a effettuare i pagamenti programmati sul suo accordo da $ 80 milioni .
Sabato le maglie dell’Inter recheranno invece il logo di Paramount+, il servizio di streaming che trasmette sia la Serie A che la Champions League negli Stati Uniti. L’accordo è il prodotto di un accordo dell’ultimo minuto del valore di 4,5 milioni di dollari. Per la stessa cifra, il marchio Paramount apparirà sul retro delle maglie dell’Inter la prossima stagione.
Quella somma, però, non comincia ad affrontare i problemi dell’Inter. Il prestito a Oaktree scadrà il prossimo maggio. Con gli interessi, la somma totale da rimborsare si aggira intorno ai 375 milioni di dollari. Gli introiti derivanti dall’inaspettata corsa dell’Inter in Champions League aiuteranno sicuramente in questo, ma anche l’accondiscendenza a un’altra svendita di talenti.
Se il club non può adempiere ai propri obblighi, Suning cederà automaticamente il controllo del club al suo creditore. “Pagare un debito al livello degli interessi che il club sta pagando a Oaktree non è sostenibile”, ha detto il mese scorso Ernesto Paolillo, ex direttore generale del club. “Steven Zhang non potrà esportare capitali dalla Cina e nemmeno potrà coprire il debito con altre risorse. Non avrà altra scelta che non rispettare l’accordo e vendere loro il club”.
“Non è il nostro piano”, ha detto a marzo l’amministratore delegato di Oaktree, Alejandro Cano, quando gli è stato chiesto se l’intenzione dell’azienda fosse quella di assumere il controllo del club. “Vogliamo lavorare come ottimi partner e offrire supporto. Ma chi lo sa?
Secondo quanto riferito, Suning ha avviato trattative con Oaktree per estendere il prestito, ma ha anche iniziato a esplorare un’altra possibilità: una vendita a titolo definitivo. Zhang ha negato due volte che l’Inter sia sul mercato, insistendo lo scorso ottobre di non “parlare con nessun investitore” e ribadendo ad aprile di “non aver avuto colloqui con nessuno”.
Nel settembre 2022, però, la banca d’affari boutique Raine – la società che ha gestito la vendita del Chelsea a Todd Boehly e Clearlake e che attualmente sta supervisionando gli sforzi della famiglia Glazer per cedere il Manchester United – ha vinto il mandato per cercare una nuova proprietà per l’Inter .
Diverse parti hanno espresso interesse per l’acquisto del club, secondo i dirigenti a conoscenza dei colloqui che hanno insistito sull’anonimato per discutere le discussioni delicate. Una manciata, in gran parte proveniente dagli Stati Uniti e comprendente sia famiglie private che investitori azionari, ha ricevuto un tour delle strutture dell’Inter e un’ampia carrellata dei suoi conti.
Finora, però, c’è stato un grosso punto critico: il costo. Suning valuta il club circa 1,2 miliardi di dollari, non a caso l’importo esatto che RedBird Capital Partners ha pagato per acquistare il Milan l’anno scorso. Data la realtà della situazione finanziaria dell’Inter, nessuno è stato ancora disposto a mordere.
Che ha lasciato l’Inter in purgatorio. Nelle trattative, il club rimane ribelle: chi ha lavorato ai trasferimenti con l’Inter negli ultimi mesi ha notato che in nessun momento i suoi dirigenti hanno dichiarato la povertà. Il club conserva anche un fascino innegabile e imperturbabile. Lautaro Martínez, il suo attaccante vincitore della Coppa del Mondo, aveva avuto la possibilità di partire la scorsa estate ma ha scelto di rifiutarla, tanto si sentiva in città e all’Inter stessa.
L’orgoglio, però, non paga le bollette. Ci sono stati momenti in cui il denaro è stato così scarso che il club non è stato aggiornato sulla sua quota dei pagamenti per gli architetti e i progettisti che lavorano allo stadio che intende costruire, insieme al Milan, non lontano da San Siro.
L’Inter, forse, non può permettersi di pensare al futuro adesso. Arriva in finale di Champions League malconcio e ammaccato, fasciato e fasciato, invecchiando e sbiadendo. C’è una possibilità – sottile, ma comunque una possibilità – di gloria nell’immediato presente. Cosa significa, dove va da qui, può aspettare un altro giorno.

(Qui l’articolo originale: https://www.nytimes.com/2023/06/08/sports/soccer/champions-league-final-inter-milan.html)

Una cosa sull’articolo la dico perché sono sportivo e ciò che vedo mi porta a non essere d’accordo con la prima parte dello scritto. A mio avviso l’Inter non è incerottata (scrivo poco prima della finale per inciso) e anzi è forse l’unica squadra in Europa ad avere un impanto di gioco che potrebbe mettere in difficoltà un City davvero formidabile. E poi non dimentichiamo che qualche precedente in cui il pronostico è stato ribaltato lo abbiamoavuto, per esempio, proprio con una italiana, quel Milan di Capello che demolì il super favorito Barcellona. Ovvio che io non possa tifare per l’Inter (non ho potuto vedere la Roma e ho tifato Fiorentina perché, mi dicono, sono ouno juventino atipico e, Inter a parte, provo simpatia per tutte le italiane a partire dal Toro), ma se vincesse sarei il primo a fare i complimenti a una squadra che avrebbe fatto un grande impresa.
Non commento oltre quanto letto. Vado solo a dire ciò dovremmo fare noi tifosi juventini con l’inizio della nuova stagione.
Boicottaggio di televisioni e giornali sportivi. Non date soldi alla FIGC in nessun modo! Soprattutto niente abbonmenti. Le partite le potete vedere, se avete un pc, come e quando volete. Io le vedo sulla tv turca per fare un esempio.
E poi denunce multiple a ogni nuova operazione pompata degli altri club. Prima o poi, anche se rispetto a quella di Torino “dormono”, le pocure potrebbero aprire fascicoli e rinviare a giudizio. Qualora lo facessero e la federazione facesse spallucce ci sarebbe lo spazio per denunce nei confroni della stessa FIGC.
Infine la Juve. La proprietà nella persona di John Elkan ci ha preso in giro per cui occorrerebbe far qualcosa anche nei suoi confronti. Io proporrei almeno tre giornate di campionato con lo stadio vuoto. Proposta quasi irrealizzabile, ma credo che comunque si potrebbero raggiungere numeri alti per dare un forte impatto visivo alla protesta. Poi chi può inizi a farsi sentire a livello di riunioni degli azionisti per cercare di far comprendere al signor Elkan che non è persona gradita e deve cedere ad altri.
Infine l’idea della Superlega a me piace a metà. Da un lato è chiaro che si andrebbe a demolire ancora di più il vecchio concetto di calcio, quello che esisteva ancora quando ero ragazzino. Ma ormai da anni quel calcio non c’è quasi più. Se si vuole andare nella direzione di una NBA del calcio europeo amen!

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