Oddio l’uomo nero! No! Ecco il poeta che parla di l’economia.

L’ABC dell’economia è un trattato scritto da Ezra Pound che merita di essere presentato con qualche parola e alcune estrapolazioni.

Nei miei “Consigli di lettura” lo propongo subito dopo il “Manifesto del Partito Comunista” per sottolineare come autori agli antipodi per formazione – Marx ed Engels sono gli scienziati della materia economica mentre Pound è l’artista – e ideali politici abbiano contribuito al mio percorso di approfondimento della materia.

Ezra Pound va molto vicino all’ideale del parlar semplice che secondo me è fondamentale se si vuole insegnare l’economia alle masse.

Immagina cosa accadrebbe se si tentasse di far passare la monumentale produzione di Marx – chi lo ha in casa prenda ad esempio il Capitale, lo soppesi tra le mani e ragioni su quanto dico non dimenticando che rappresenta solo una virgola nel complesso dei suoi scritti – a persone che sono impegnate nelle loro facezie quotidiane e hanno a mala pena il tempo per farsi indottrinare da qualche misero “esperto” dei TG di regime. Ti guarderebbero al massimo con gli occhi dell’indifferenza se non disperati.

L’economia alle masse la si deve spiegare in maniera semplice e, per quanto possibile, di immediata comprensione. Ecco che qui arriva il poeta con il suo istinto, debitamente accompagnato da studi approfonditi e mai banali, a raccontare le basi dell’economia al popolo. Poi è chiaro che l’ideale si troverebbe nel giusto mix tra sentimento e tecnica.

Ad ogni modo ecco una serie di estrapolazioni dal testo.

Scopo di questo opuscolo è esporre i fondamenti dell’economia in modo così semplice e chiaro da consentire anche a seguaci di scuole e tendenze economiche diverse di comprendersi a vicenda nel discuterli.

Non riuscirai mai a smuoverli con qualcosa di freddo come l’economia” (cit. Mr. Griffiths, creatore dello Sinn Fein).

So per esperienza che si può vivere infinitamente meglio con pochissimo denaro e molto tempo libero che con più denaro e meno tempo. Il tempo non è denaro, ma è quasi tutto il resto.

Esistono DUE tipi di nazioni: quelle che controllano le loro finanze e quelle che “sono finanziate”.

Dopo tutto questo è un trattato molto elementare.

Non c’è niente da dire contro una banda di ladri che giocano a poker se non che essi stanno giocando con il denaro altrui. Quando gli agenti di una borsa giocano tra loro senza toccare il cibo e il benessere di membri della comunità che non hanno alcuna possibilità di trar profitto dal gioco e in ogni caso alcuna possibilità di stabilire la posta, i suddetti brokers ecc. non possono vantarsi di essere sportivi.

Se non li SORVEGLIATE (il denaro) sarete schiavi. Se non sapete come sono fatti, chi li fa, chi li controlla, sarete derubati dei vostri mezzi di sostentamento, come lo sono stati milioni di persone morte e come lo sono attualmente milioni di persone viventi.

Paterson, il fondatore della “Banca d’Inghilterra”, disse ai suoi azionisti che avrebbero tratto profitto perché “la banca trae profitto dall’interesse di tutta la moneta che crea dal nulla“.

Lo SCOPO di un sistema economico sano e onesto è di sistemare le cose in modo che le persone oneste possano mangiare e disporre di vestiti nei limiti dei beni disponibili.

Gli artisti sono le antenne della razza umana.

Il problema dei nostri tempi è: “Che cos’è il denaro?

Un tempo le guerre si facevano per catturare schiavi. Il sistema moderno per imporre la schiavitù è il DEBITO. L’usura è uno strumento per accrescere il debito, e per tenere il debitore indebitato per sempre o almeno per il tempo più lungo possibile.

Uno schiavo è chi aspetta che qualcun altro lo liberi.

Era una selezione delle parole a mio avviso più rappresentative del pensiero espresso da Pound. Un pensiero che ha delle falle dal punto di vista tecnico, ma che pur con questi “limiti” contiene enormi verità raccontate con l’istinto del fanciullo poeta, forse il più adatto a trasmettere alle masse il senso e le basi dell’economia.

E sì! Pound era filo fascista. Ma chi se ne frega!

Mi ritrovo in disaccordo con le sue idee politiche, ma questo non significa che il mio modesto giudizio sul suo lavoro debba essere inficiato al punto da non riconoscerne il valore.

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