Si parla tanto delle elezioni appena tenutesi in Groenlandia e della vittoria di un partito indipendentista che potrebbe aprire all’allontanamento dalla Danimarca per abbracciare gli USA (ma se sei indipendentista come fai a passare da una dominazione all’altra?).
La smania trumpiana per la Groenlandia, e non solo, ha almeno tre possibili spiegazioni.
La prima riguarda la rotta artica che sta per diventare fondamentale per il commercio e che è naturale sbocco per la Russia, quindi per l’alleato cinese, mentre gli USA hanno appena un piccolo affaccio sull’area e intenderebbero aumentare il loro peso geografico in vista di future guerre commerciali artiche.
Poi c’è la questione militare che più o meno ha la stessa valenza per cui le metterei insieme.
Infine ci sono le cosiddette terre “rare” e qui gli USA appaiono in difficoltà evidente nei confronti del nuovo dominus mondiale cinese.
Condivido l’articolo pubblicato dal South China Morning Post (https://www.scmp.com/news/china/diplomacy/article/3301506/china-still-leads-pack-africas-critical-minerals-race-us-struggles-keep?module=top_story&pgtype=homepage – da tenere sott’occhio poiché trovate molti link ad altri articoli correlati) nel quale si parla del predominio cinese in Africa al quale pare che gli USA non possano opporsi.
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La Cina è ancora in testa nella corsa ai minerali critici dell’Africa mentre gli Stati Uniti lottano per tenere il passo
Pechino ha speso anni, e miliardi, investendo nel settore minerario africano, e ora sta dando i suoi frutti, affermano gli esperti
L’aggressiva ricerca di minerali critici da parte della Cina, in particolare in tutta l’Africa, ha suscitato preoccupazioni a Washington e ha innescato una corsa globale alle terre rare.
Ma, con un vantaggio di due anni, così come l’impulso a fare ciò che deve per alimentare la sua elettronica ad alta tecnologia, le energie rinnovabili e i sistemi di difesa, è improbabile che la Cina perda la sua posizione di leader, secondo gli esperti.
Dalla Repubblica Democratica del Congo (RDC) al Botswana e allo Zimbabwe, le aziende cinesi hanno speso più di 10 miliardi di dollari per acquisire attività minerarie e minerali critici in Africa. Questi investimenti in minerali come cobalto, litio e terre rare sono stati per lo più garantiti nel 2023 e nel 2024.
Entro due anni dalla pandemia, la Cina “ha gradualmente ma costantemente ripreso il suo impegno economico con l’Africa” e ha compiuto un notevole spostamento verso l’acquisizione di attività minerarie e minerali essenziali lì, secondo un articolo della Brookings Institution della scorsa settimana.
La RDC, che è di gran lunga il più grande produttore mondiale di cobalto e una fonte chiave di rame, è stata un punto caldo per gli investimenti cinesi, attirando circa 1 miliardo di dollari nel solo 2023, afferma il rapporto.
Tuttavia, la scorsa settimana il Financial Times ha riferito che gli Stati Uniti erano impegnati in “colloqui esplorativi” con la RDC su un accordo che avrebbe concesso l’accesso ai minerali essenziali del paese in cambio di supporto militare. La più grande acquisizione cinese dell’anno scorso è stata in Botswana, dove la società mineraria MMG quotata a Hong Kong, sostenuta dalla China Minmetals Corporation di proprietà statale, ha acquisito la miniera di rame Khoemacau del Botswana per 1,9 miliardi di dollari. MMG prevede di più che raddoppiare la capacità produttiva della miniera a 130.000 tonnellate all’anno entro il 2028.
In totale, solo nel 2023, le aziende cinesi hanno investito 7,9 miliardi di dollari in vari progetti di metalli e minerari in tutta l’Africa. Hanno acquistato quote in impianti di lavorazione del litio in Mali e Zimbabwe e hanno ampliato la loro presenza in Sudafrica, Zambia, Guinea, Angola e Nigeria.
Gli osservatori hanno affermato che l’acquisizione di asset minerari garantirebbe una fornitura costante di minerali essenziali per le industrie cinesi, ridurrebbe la dipendenza da fonti esterne e mitigherebbe i rischi della catena di approvvigionamento. Yun Sun, un membro non residente del think tank statunitense Brookings Institution, ha affermato che i minerali essenziali dell’Africa sono stati cruciali per la produzione cinese di veicoli elettrici, batterie e pannelli solari, che sono stati fondamentali per la crescita delle esportazioni.
“L’Africa è un produttore chiave di questi minerali essenziali”, ha affermato Sun. “Ecco perché i grandi investimenti cinesi nel 2023 e nel 2024 si sono concentrati su queste aree”.
L’analista geoeconomico Aly-Khan Satchu, specializzato nell’Africa subsahariana, ha affermato che la Cina ha assunto una posizione più orientata al futuro nell’estrazione mineraria e nelle acquisizioni di minerali essenziali in Africa.
“Credo che la posizione dominante della Cina nella produzione globale significhi che è costretta a seguire questo percorso di acquisizione mentre cerca di proteggere e posizionare la sua catena di fornitura”, ha affermato Satchu.
La Cina stava anche consolidando la sua posizione complessiva, ha affermato.
“Presto sarà così avanti rispetto a tutti che i suoi concorrenti l’avranno persa di vista”.
Ovigwe Eguegu, analista politico presso la società di consulenza Development Reimagined con sede a Pechino, ha affermato che la Cina è un centro di lavorazione e raffinazione per una parte significativa della fornitura globale di questi minerali critici e strategici.
“L’attuale transizione verde significa che la domanda globale di minerali critici e strategici è in aumento. Così come la concorrenza tra le economie altamente industrializzate per questi minerali”, ha affermato.
Lauren Johnston, specialista Cina-Africa e professore associato presso il China Studies Centre dell’Università di Sydney, ha affermato che oltre alla concorrenza geoeconomica più generale, la guerra commerciale e gli shock della catena di approvvigionamento come il Covid-19 e la guerra della Russia contro l’Ucraina hanno reso l’accesso sovrano a queste risorse più competitivo e una priorità nazionale.
Johnston ha affermato che la Cina ha, inoltre, conquistato la frontiera delle tecnologie di estrazione e di processo in termini di terre rare.
“Gran parte di questa lavorazione è piuttosto sporca e chimicamente pericolosa, quindi i paesi occidentali erano piuttosto contenti che la Cina avesse questo monopolio per molti anni”, ha affermato Johnston. Ma ora, gli ingenti investimenti della Cina in minerali essenziali, soprattutto nella RDC, hanno attirato l’attenzione dell’Occidente, in particolar modo di Washington.
Tuttavia, gli Stati Uniti sono arrivati troppo tardi alla festa, ha detto Satchu. “L’amministrazione Trump farà molto rumore, ma il gioco è finito”.
Secondo Eguegu, sebbene la Cina abbia già una posizione di comando nelle risorse naturali dell’Africa, non sarà compiacente. “Pechino probabilmente raddoppierà gli investimenti minerari in Africa per consolidare la sua posizione”, ha detto.
L’anno scorso, la Cina ha annunciato un divieto di esportazione di terre rare raffinate negli Stati Uniti classificate come “a duplice uso”.
“Trump da un lato è impegnato a cercare di acquisire la Groenlandia per motivi di sicurezza delle forniture di minerali essenziali”, ha detto Johnston.
“Sembra che pensi che questa sia un’opzione preferibile alla lotta con la Cina in Africa. Anche le aziende americane stanno aumentando gli investimenti altrove, come l’Australia, in queste aree chiave. Ma l’Africa non è sicuramente fuori dal tavolo”.
John Calabrese, un ricercatore senior del Middle East Institute, ha osservato che gli Stati Uniti hanno lanciato il progetto ferroviario del Lobito Corridor verso la fine del mandato dell’amministrazione Biden.
“A quel punto, gli Stati Uniti avevano già molto da recuperare, dato che la Cina è già di gran lunga il principale attore nel settore minerario critico dell’Africa”, ha affermato Calabrese.
Ha osservato che, a complicare la sfida del grande “vantaggio” della Cina nella corsa per assicurarsi i minerali critici dell’Africa, gli Stati Uniti hanno dovuto affrontare altri due ostacoli.
L’approccio guidato dallo Stato della Cina, al contrario del modello del settore privato americano, le ha conferito un vantaggio intrinseco nella mobilitazione degli investimenti e nella gestione del rischio, ha affermato Calabrese.
Ha aggiunto che non era chiaro se l’amministrazione Trump avesse, o avrebbe presto sviluppato, una “strategia per l’Africa” e, in tal caso, se avrebbe dato una mano nell’implementazione del progetto Lobito o di altri simili.
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Rispetto a quanto detto nell’articolo aggiungo che quando in avvio si parla di due anni di vantaggio in realtà dovremmo guardare alla penetrazione cinese su un più ampio lasso di tempo.
Se parliamo solo di terre “rare” allora siamo d’accordo, ma la Cina è ben piantata con entrambi i piedi in Africa da più di vent’anni e questo dettaglio conferisce ancor maggiore solidità alla sua posizione.
Senza dimenticare che, così fanno ovunque, i cinesi non vanno a casa di altri a imporsi con la forza – vedi il metodo “ti sparo addosso e poi chiedo permesso” occidentale, spesso mascherato da missioni di pace farlocche che seguono a colpi di stato organizzati sempre da noi – e anzi lo fanno ponendosi sempre sullo stesso piano dei paesi coi quali intendono fare affari. E ciò non significa che non possano essere anche ostili, ma qualora lo fossero lo starebbero dissimulando alla grande. In tal senso guardate quando i cinesi accolgono i presidenti africani, non c’è paragone con quello che facciamo noi e con la nostra supponente alterigia e questo è l’elemento vincente nella corsa al dominio mondiale.
Anche stamane ascoltavo voci di osservatori che quando parlano di Cina, figuriamoci di Africa, dipingono un quadro di un paese che sì, ha fatto enormi passi avanti, ma tutto sommato ancora non è al nostro livello.
Il fatto che noi parliamo pochissimo (e male) della Cina e la riteniamo non all’altezza è ciò che ci ha messo fuori causa da tempo e ci farà crollare miseramente nel giro di pochi decenni.
Altro elemento importante, e qui invito tutti a leggere i racconti di quegli intellettuali che la Cina l’hanno conosciuta a vissuta per gran parte della loro vita, è la visione dei tempi della storia che hanno i cinesi. Una visione completamente differente dalla nostra che ormai è diventata un continuum usa-e-getta.
Il tempo per i cinesi è molto più dilatato e ciò permette loro di non avere alcuna fretta, tanto già sanno che presto o tardi ci verranno a prendere tutti quanti.