Se ne parla da giorni dopo la pubblicazione sul sito del MEF (http://www.mef.gov.it/inevidenza/article_0385.html) del 3 gennaio.

Suggerisco come di consueto la lettura il ragionamento con la propria testolina (qui il PDF: http://www.mef.gov.it/inevidenza/documenti/AggiornamentoQM-economico_e_di_FP.pdf).

Il quadro macroeconomico certifica il netto calo delle previsioni di crescita dal precedente 1,5% all’attuale 1,0%, che per altro sembra essere destinato, presto o tardi, a subire una ulteriore decurtazione in corso d’opera – basti pensare a quel -2,6% “anno su anno” (-1,6% rispetto a ottobre) della produzione industriale del novembre 2018 appena uscito da ISTAT (https://www.istat.it/it/files//2019/01/Produzione-industriale_novembre2018.pdf) e ai dati da inizio recessione che arrivano dalla Germania cui siamo legai mani piedi, soprattutto al Nord – e questo già di per se mina nelle fondamenta i discorsi fatti dall’attuale esecutivo dal momento che si basavano quasi esclusivamente su aumento del PIL ben al di sopra dell’1,0%.

Io segnalo un paio di cose che saltano all’occhio.

“TABELLA II-1-1 IPOTESI DI BASE” a pagina 11: tassi di interesse a breve e lungo termine.

Per i primi si prevede un bel balzo di un punto percentuale nel 2019. I secondi allo stesso modo aumenteranno arrivando al 3,66%. Numeri di cui tener conto.

Altra cosa da sottolineare.

Non è dato sapere come si contemplino il netto calo della produzione industriale che si potrebbe protrarre per tutto il 2019 con la previsione di diminuzione della disoccupazione – dal 10,6% del 2018 al 10,3% per il 2019 (“TABELLA II-1-4 MERCATO DEL LAVORO a pagina 12”) – a meno che non si pensi ad aumentare il numero degli inattivi. Coi numeri si può sempre giocare, ma fino a un certo punto.

Poi prevediamo di portare il rapporto DEFICIT/PIL annuo dal (comico?!) -2,04% del 2019 al -1,8% (2020) e -1,5% (2021). Questi numeri faranno la fine di quelli costantemente “”sforati” dai governi Monti, Letta Renzi e Gentiloni (a suo tempo ricordato qui: http://www.busnosan.it/wp/2018/10/01/def-no-panic-no-party/)?

E arriviamo alla “TABELLA II-1-7 AMMINISTRAZIONI PUBBLICHE…” dove troviamo la previsione di entrate e uscite.

Qui abbiamo un problema. Mica dicevano che NON avrebbero alzato le tasse?

Evidentemente hanno cambiato idea, oppure parlano poco con Tria.

Nella succitata tabella alla voce “p.m.: Pressione fiscale (D.2+D.5+D.61+D.91-D.995)” leggiamo:

2018 – 41,9%

2019 – 42,3%

A casa mia fa +0,4%.

Se leggiamo le singole voci vediamo come si preveda di battere il chiodo sul mercato del lavoro (+0,5%), proprio quello che dovrebbe essere messo in difficoltà dalla sempre più probabile recessione. Aquile!

A seguire abbiamo le singole misure che si pensa di adottare e che compongono il calcolo complessivo entrate/uscite di cui sopra. Per chi vuole verificare, buona lettura!

Un’ultima questione legata alle famigerate clausole di salvaguardia.

La “TABELLA II.1-8 MISURE DISCREZIONALI…” riporta nel primo quadro “Clausole di salvaguardia IVA” il seguente testo:

Contenuto delle misure: Sterilizzazione completa degli aumenti delle accise e dell’IVA per il 2019 e attivazione dal 2020 di nuove clausole di salvaguardia, che prevedono l’incremento automatico di 3 punti percentuali dell’aliquota IVA ridotta dal 2020 (passando quindi dal 10% al 13%), l’incremento di 3,3 punti percentuali dell’aliquota ordinaria (passando quindi dal 22% al 25,2%) e un ulteriore incremento di 1,5 punti percentuali dal 2021 (passando al 26,5%). Viene inoltre previsto l’aumento delle accise su benzina e gasolio dal 2020.

A tirar la corda… Se è vero che ormai sono anni che le clausole ce le portiamo appresso non è detto che presto o tardi non arrivi un pistola (chessò, Draghi?) che pensi bene di attivarle tagliando las pelotas al popolo italiano.

Parliamo di avere l’IVA ridotta al 13% e quella ordinaria al 25% dal 2020 con quest’ultima al 26,5% dal 2021.

Numeri alla mano ( “TABELLA II.1-10 STIMA DELL’IMPATTO…” a pagina 21) sono 9 miliardi 420 milioni nel 2020 e 13 miliardi 183 milioni nel 2021.

Senza dimenticare che, già che c’erano, hanno aggiunto anche l’aumento delle accise su benzina e gasolio dal 2020. Occhio a questa che in Francia è stata la goccia.

Urge governo con las pelotas quadrate che cancelli, non sterilizzi, ma CANCELLI una volta per tutte queste clausole.

Se a Bruxelles qualcuno dovesse storcere il naso la risposta sarebbe semplice. In caso di problemi l’Italia blocca il bilancio UE e non versa più un centesimo. Inutile ricordare che siamo contribuente netto e abbiamo un saldo negativo tra dare e avere spaventoso. Ma la colpa è nostra.

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