Quando la biologia incontra la filosofia .

Il libro “La lotta contro la morte” (Sergei Metalnikov nella traduzione per Bompiani del 1994 a cura del dottor Porta) non è di quelli ai quali sono abituato.

Accadde qualche tempo fa che ascoltando una discussione filosofica raccolsi la menzione del titolo e decisi che presto o tardi lo avrei rintracciato e letto.

Pochi giorni fa direttamente dalla Libreria Piani – che tra l’altro arricchisce i testi inviati con una simpatica cartolina d’epoca – è arrivato questo testo di biologia che ho letto con crescente interesse fino alle conclusioni.

Fatte le dovute riflessioni su un testo scientifico datato 1944 – dopo 75 anni in ambito biologico è chiaro che siano cambiate moltissime cose – resta la sensazione di aver colto una segnalazione degna di nota vista la natura particolare della trattazione. La biologia in questo libro incontra necessariamente la filosofia e si ritrovano domande che ognuno di noi si è posto almeno una volta nella vita. Cos’è la morte? Esiste l’immortalità?

Provo a definire meglio il tutto condividendo alcuni passi tra quelli a mio avviso più significativi.

“Insomma a specie è una individualità di ordine superiore, nella quale i singoli individui che la compongono sono i relazione reciproca costante, grazie alla fecondazione. E la fecondazione crea la vita comune, il genio creatore comune della specie. Vi è motivo di credere che la specie possieda la facoltà di influire in un modo o nell’altro sulla vita delle individualità e anche di adattarle ai suoi scopi.” (p. 55)

“Come avviene per ogni organismo isolato, il mondo cambia ccontinuamete e si evolve indefinitamente. Ad ogni momento dell’esistenza muore e rinasce. Muta perché si crea senza tregua. Questa azione creatrice individuale, causa d queste infinite variazioni, non è che una parte dell’azione mondiale che noi chiamiamo evoluzione.” (p. 75-76)

“La forma, la struttura non sono che apparenza. L’individuo è un processo vitale continuo che non comincia con la nascita e non finisce con la morte. E’ la risultante di processi vitali che hanno avuto luogo nelle uova e nelle cellule dei suoi antenati.” (p.77)

“[…] la maggior parte dei biologi e dei medici considerano la vecchiaia come un processo naturale, legittimo, che si manifesta a una certa età in seguito a cause interne. Il Metchnikoff è di un altro parere. Egli considera la vecchiaia come un fenomeno patologico contro il quale si può anche lottare. Secondo la sua teoria, le cause della vecchiaia dovrebbero venir ricercate in una specie di ‘rottura i armonia’. Mentre le cellule, e soprattutto le cllule nobili (cellule del sistema nervoso e di diverse ghiandole) si indeboliscono, altre cellule (cellule dei tessuti connettivi e fagociti) conservano pienamente la loro forza e la loro energia” (p. 129-130)

“Ci troviamo dunque di fronte a una legge universale. Là dove esiste una organizzazione sociale costruita sui principi della divisione del lavoro e della specializzazione si producono fenomeni egressivi a carico degli individui isolati che compongono questa società” (parallelo tra organismo umano e società – p. 140)

“Un avvenimento triste, una notizia spiacevole, la more di un amico, possono produrre un brusco cambiamento nell’attività del cuore, della respirazione, ecc.: un semplice ricordo, o anche un pensiero possono suscitare in molti individui una sovreccitazione sessuale. […] Si comprende dunque quanto sia utile nella lotta contro le malattie fare opera di reazione psichica.” (p. 181-182)

“Un semplice cambiamento delle condizioni di vita (cioè la soppressione di qualche riflesso condizionale) basta sovente per produrre un effetto salutare sull’ammalato.” (p. 187)

“I diversi studi sperimentali e gli esempi clinici menzionati ci mostrano la possibilità di una ampia utilizzazione pratica della parola come mezzo terapeutico importantissimo, la cui azione può influire sul funzionamento di tutti gli organi dell’uomo.” (p.195)

“Quanto abbiamo esposto di dà la convinzione che l’immortalità è la proprietà fondamentale degli organismi viventi.” (p. 221)

“In ogni modo possiamo affermare che il limite di età dell’uomo potrebbe essere di molto superiore ai 150 anni, se egli arrivasse a vivere in condizioni di igiene perfetta.” (p. 227)

L’unico “difetto” di questo affascinante testo scientifico? Mi ha fatto venire voglia di approfondire seguendo alcune delle tracce che ha dato e mi sono segnato almeno quattro autori (Darwin, Metchnikoff, Brown-Sequard e Steinach) che prima o poi converrà leggere per ampliare le mie oggettivamente scarse conoscenze in materia.

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